"Il barattolo del caffè" di Roberta Marinucci


 

La colpa era tutta delle industrie e della loro mania del packaging alternativo, mannaggia.
Non potevano confezionare i prodotti come si è sempre fatto? Caffè nei barattoli, bevande nelle bottiglie o nelle lattine, indumenti in scatole o buste e così via. Invece no, i designers dovevano dar sfogo alla loro follia. E lui ci rimetteva. E lui trascorreva la notte di Natale in un anonimo Bed and Breakfast, in compagnia della valigia che la moglie gli aveva scaraventato sul pianerottolo.
Tutta colpa del packaging.
Già dai primi di dicembre Alberto si era organizzato per i doni natalizi.
Smartphone nuovo e CD musicali per il figlio, libri per suo padre, un centrotavola d’argento per sua madre.
Per Manuela, sua moglie, il bracciale che desiderava, naturalmente. In più occasioni, mentre passeggiavano la domenica mattina, lei si era fermata davanti alla vetrina di Gianviti Oro, quel tanto che bastava per dare a lui l’input necessario. Lo aveva preso, il bracciale, e pensando di fare una simpatica sorpresa, aveva fatto un salto nel miglior negozio di articoli per la casa che conosceva. Avrebbe nascosto il gioiello dentro una nuova moka dal design accattivante, a sua volta rinchiusa in una scatola di latta cilindrica, simile ai vecchi barattoli del caffè. Così, per stupire un po’ Manuela, che dopo la piccola iniziale delusione lo avrebbe certo abbracciato con le lacrime agli occhi. L’amava ancora, e voleva in qualche modo mettere a tacere i propri sensi di colpa per via della sua relazione con Vittoria, la nuova socia dello studio legale. Ecco, doveva fare il regalo anche a Vittoria! Per lei niente gioielli, non erano a questo punto, ma un bel capo di lingerie, magari una sfiziosa sottoveste di seta. Un regalo da egoista, doveva ammetterlo: già pregustava le trasparenze della seta sullo splendido corpo di Vittoria, e il ringraziamento tra le lenzuola che ne sarebbe certamente seguito.
“Mi spiace, il colore blu notte non è disponibile in questa taglia, ma posso farglielo avere tra un paio di giorni” Alberto ringraziò la sollecita commessa del negozio di lingerie, ma si rese conto che un paio di giorni dopo sarebbe stato il ventitrè, e lui sarebbe uscito tardissimo dall’ufficio, avrebbe dovuto ritirare la moka-sorpresa per la moglie e poi cenare con Vittoria. Pagò quindi in anticipo, lasciando alla commessa un biglietto e un piccolo extra affinchè pensasse lei ad una adeguata confezione regalo.
“Non si preoccupi, mi occupo io di tutto!” sorrise la ragazza, con l’aria di chi la sa lunga.
La sera del ventitrè, dopo la chiusura, dopo gli auguri di rito ai colleghi, lo spumante e tutto il resto, si precipitò a ritirare i vari regali, e finalmente approdò al ristorante.
Con Vittoria le cena fu fantastica, in un intimo ristorantino sulle colline, lume di candela e servizio impeccabile. Al momento del dessert lui tornò in macchina per prendere la scatola della famosa sottoveste. Ebbe, è vero, un attimo di incertezza, alla vista delle due shopper molto simili, ma si ricordò che la confezione cilindrica apparteneva alla caffettiera, e quindi l’altra shopper era quella giusta.
Scambio di doni, fine serata memorabile nella camera da letto di lei. Il dono sarebbe stato aperto il giorno seguente, come da tradizione.
La mattina della vigilia, Alberto sistemò con cura la confezione cilindrica sotto l’albero di Natale.
Sapeva bene che Manuela non avrebbe resistito più di un paio d’ore, ma aveva comunque il tempo di andare a prendere un aperitivo con il suo gruppetto di amici.
Fu proprio mente stava addentando l’ultima tartina, che arrivò il messaggio di Vittoria.
Sfiorò contento il display dello smartphone.
“ Tesoro mio, grazie per il regalo, è davvero meraviglioso, molto più di quanto mi aspettassi! Ti ringrazio anche per la moka, un pensiero simpatico, sai quanto mi piace il caffè….ti adoro!”
In trenta secondi di sospensione prima del panico, Alberto fece mente locale, mise a fuoco nella sua mente la vetrina del negozio di lingerie, e si ricordò con un tuffo olimpionico al cuore che la supersexy sottoveste di seta, corredata di biglietto dal testo piccantissimo, era confezionata in una scatola di metallo laccata a colori pastello, dalla forma inesorabilmente cilindrica, molto simile ai vecchi barattoli del caffè.
Pregando in cuor suo che Manuela quella mattina preferisse poltrire a letto, si precipitò verso casa, maledicendo i negozi, le scatole nelle scatole e le ricorrenze tutte.
Salì di corsa i gradini fino al terzo piano, cercando di elaborare una scusa adatta per riprendere quel regalo, che rischiava di fare più danni di un ordigno innescato.
Si fermò però sconfitto davanti alla porta del soggiorno: appesa a un ramo dell’albero di Natale sventolava a mò di bandiera la seta blu notte della sottoveste, mentre su un raggio della stella del puntale agonizzava, brutalmente infilzato, il biglietto destinato a Vittoria.


Lascia un commento