"La casa in affitto" di Roberto Gandus


 

ANNO 1959

Mago, illusionista, sensitivo, Anselmo Ferrero, che tutti chiamavano Selmo, era una delle figure più conosciute a Torino, uno dei pochi uomini al mondo, se non l’unico, a compiere la “dislocazione”, essere cioé contemporaneamente in due luoghi, oppure nel riuscire a fare comparire delle scritte nell’aria, così come a decifrare ciò che l’interlocutore pensava e lasciarlo impresso su di una superficie. Si diceva anche fosse capace di attraversare le pareti.
Per ammirare questi suoi strabilianti poteri i personaggi più importanti della città.si recavano nel suo appartamento, ai piedi della collina.
Era il 28 novembre 1959, l’ultimo sole filtrava dalle ampie finestre del grande, attico dove Selmo abitava. Una valigia in pelle ed un beauty giacevano al centro del salone immerso nella penombra del tramonto.
Anny, la donna con cui l’uomo viveva da tempo, indossava un abito da viaggio a fiori neri, era distesa sul divano, sembrava dormisse, ma la gamba divaricata, il vestito sollevato fino a scoprire il reggicalze nero, davano alla posizione un che di innaturale: la giovane donna era morta.
Selmo, di spalle, era inginocchiato ai suoi piedi.
Accarezzava la donna, ripeteva il suo nome.
Poi, quando il buio avvolse ogni cosa, la baciò un ultima volta.
Si rialzò.Infilò la giacca ed uscì.
Che cosa era successo?
Alla polizia si presentarono due ipotesi: Anny era appena arrivata da un lungo viaggio oppure stava per andarsene ed abbandonare il marito?
In ogni caso non si giunse mai ad una conclusione concreta, Selmo quello stesso giorno sparì e di lui non si seppe mai più nulla…
ANNO 1989

Il caso sembrò tornare alla ribalta trent’anni dopo, la mattina del 28 novembre quando sulla Stampa di Torino comparve un trafiletto dal titolo:”Succede al calar del buio”.
Lo spunto nasceva dalla vicenda di tale Daniele Pensa, un attore giunto in città pochi mesi prima per recitare in alcuni spot pubblicitari. Al suo arrivo, per trovare casa, si era rivolto ad una agenzia immobiliare.
Carola, 25 anni, impiegata della Confort Casa, aveva proposto molte soluzioni abitative senza trovare il gradimento dell’attore, infine gli aveva fatto visitare l’ultimo piano dell’ottocentesco palazzo che sorgeva ai piedi della collina.
L’appartamento era sfitto da anni. Si respirava un clima di stantio.In quella casa aveva vissuto un famoso sensitivo. La giovane agente confessò che dopo quell’uomo non ci aveva abitato più nessuno.
Il motivo?
Divergenze da parte degli eredi.
Daniele appena entrato nell’appartamento “storse il naso” pronto a bocciare anche quella proposta. In ogni caso si aggirò per la casa. Raggiunse la sala da pranzo, resa più buia dai pesanti mobili finto rinascimento. Lì si immobilizzò. Al centro della stanza, sospesi nell’aria, alcuni evanescenti caratteri componevano una scritta che lo invitavano a rimanere nella casa. Daniele agitò la mano come volesse toccare le lettere che già erano sparite.
Un’allucinazione? Forse.
Daniele arretrò fino al corridoio. Carola gli si avvicinò sorridendo. Sollevò nell’aria un vestito a fiori nero.
“Guardi che cosa ho trovato”
Daniele non rivelò la visione avuta, infilò il dito in un buco del tessuto.
“E’ strappato”.
“Scucito”.
“Se le piace lo prenda”.
“No! Chissà di chi era”
Daniele arretrò. Diede un’ultima occhiata alla sala da pranzo.
La ragazza lo guardò interrogativamente ” Che cosa cerca ?”
Daniele rispose con un’altra domanda: “Quanto costa al mese?”
“Perché le può interessare?”
“Lei ha altri appartamenti da farmi vedere?”
Carola scosse il capo sconsolata.
“Allora va bene questo”
La ragazza lo abbracciò. Daniele la guardò sorpreso.
E Carola gli confessò che prima o poi le avrebbero tolto il lavoro.
Non combinava un solo affare da giorni e giorni.
Daniele per festeggiare la invitò a cena.
La ragazza accettò di buon grado.
Il ristorante alla moda, il vino giusto, i racconti dei tanti spettacoli portati in scena estasiarono Carola.
Quella sera, alcuni inquilini si stupirono nel vedere dopo tanti anni, le finestre dell’ultimo piano del palazzo illuminate.
Daniele invitò la giovane a tornare nella casa. La situazione procurò alla coppia una curiosa ebrezza. Fecero l’amore. Carola si dimostrò una amante meravigliosa. E lui esaltato dalla giovane età della compagna, contraccambiò come non faceva da tempo. Dopo la passione gli fu impossibile prendere sonno. Si alzò. Si recò nel bagno da dove proveniva una strana luminescenza, si guardò allo specchio in quell’istante vide alle sue spalle il sorriso enigmatico di una giovane donna.
Si voltò di scatto. Soltanto il fruscio di un vecchio asciugamano che scivolava in terra.
Tornò nella camera da letto.
Carola si stava vestendo.
“Dove vai?”
“A casa…”
Daniele supplicò la ragazza di non lasciarlo.
Carola ridendo come era solita fare disse:
“Hai paura di rimanere qui da solo?”
Daniele annuì.
La ragazza rise ancora. Uscì dalla stanza dicendo:
“Domani ti aspetto in ufficio per il contratto,oppure hai cambiato idea?”
Carola imboccò il corridoio. Passò di fronte alla stanza da bagno.
E questa volta fu lei a fermarsi, a non capire che cosa stava
succedendo: Daniele adesso era lì. Steso in terra fra il water ed il lavandino.
La caviglia stretta fra le mani. La ragazza urlò di spavento: ” Sei qui ?”.
“Dove vuoi che sia ?! Non mi posso muovere”
Carola arretrò allibita per sbirciare nella stanza appena abbandonata.
Vuota. Non disse nulla. Aveva paura di spaventare Daniele, ma sul suo volto si poteva leggere una grande tensione. E fu lui, a tentare di tranquillizzarla:
“Niente di grave. Una storta! una semplice storta. ”
Cercò di alzarsi ma non ce la fece: “Dammi una mano, ti prego”
La ragazza lo aiutò a sollevarsi.
Daniele, il braccio appoggiato sulla spalla di Carola mormorò:
“Te ne stavi già andando eh?”
La ragazza aiutò l’uomo a distendersi nel letto.
Lei si sedette al suo fianco gli disse che l’indomani avrebbe cercato un altro appartamento. Ma Daniele scosse il capo, quella era la casa dove “doveva” vivere. Carola lo guardò perplessa, spaventata. Si distese vicino a lui. Lo tranquillizzò fino a che non fosse guarito gli sarebbe stata vicino. Trascorsero la notte mano nella mano ma nessuno dei due riuscì a prendere sonno, immersi com’erano in strani pensieri.

Il giorno successivo Carola accompagnò nella casa un medico,
Daniele venne fasciato ed obbligato a rimanere a riposo per alcuni giorni.
Così fu la ragazza ad occuparsi di fare la spesa e di tenere in ordine la casa.
Daniele provava un sottile piacere per tutte quelle attenzioni nonché del periodo di inattività. Carola era tornata gioiosa come il primo giorno. Aveva aggiunto oggetti moderni e colorati ai mobili antiquati che incupivano l’appartamento.
In ogni caso le era impossibile nascondere l’attrazione che provava per quell’uomo. Malgrado i tanti anni di differenza era affascinata dal suo viso segnato ,dal suo modo di vivere e dal suo lavoro di attore. Daniele sembrava corrispondere, attratto dalla sua giovinezza, dalla sua vitalità, dal suo amore per il teatro.Daniele durante il periodo di guarigione si mosse per casa, frugò in ogni dove, nei cassetti, negli armadi, era come cercasse di capire perché quegli ambienti fossero rimasti per tanto tempo disabitati. In fondo desiderava scoprire chi ci aveva vissuto prima di lui. Trovò una lettere sgualcita, lesse la firma: Anny.
Chi era?
La donna che aveva visto riflessa nello specchio? La donna di cui gli sembrava di avvertire la presenza? La donna che sognava o che aveva sempre sognato? Di certo era la donna che cercava, che voleva incontrare. Quale il motivo di tanta attrazione. Era possibile amare un fantasma?
Daniele come rispondesse a qualcuno che non c’era annuì.
Carola sembrò avvertire le prime incrinature nel loro rapporto.
Una sorta di sottile inspiegabile malessere.
Ancora una volta tentò di convincere Daniele a lasciare la casa.
Ma Daniele respinse l’ipotesi, dopo un periodo difficile adesso tutto sembrava volgersi per il verso giusto. Aveva ricevuto molte offerte di lavoro, in particolare una l’aveva entusiasmato: tornare a recitare in teatro. Si era convinto che qualcuno premiasse la sua presenza in quella casa.
Il giorno successivo Daniele trovò nel vano del contatore dell’acqua delle bende sporche di sangue. Le dipanò. Contenevano la scheletrica falange di un dito della mano. Sconvolto corse in camera da pranzo, bevve assenzio dalla bottiglia che aveva scovato in un vecchio armadio. In quell’istante riflesso nel grande specchio dorato della camera da pranzo vide una donna vestita con un abito a fiori neri che lo trascinava a fare l’amore lì in terra. Daniele si voltò di scatto. Nella stanza nessuno.
In terra una macchia scura, indelebile.
Dopo pochi giorni Daniele potette uscire. Comunicò alla portinaia che se arrivava posta indirizzata ad Anny Noiret la mettesse nella sua buca.
Confidò, con gioia, all’anziana portinaia che Anny era arrivata la sera prima e si sarebbe fermata a vivere con lui. Quello stesso giorno iniziò le prove in teatro. Ma negò a Carola di assistere al suo lavoro. La ragazza non riusciva a comprendere gli allontanamenti improvvisi di Daniele, le sue scuse e le sue bugie.
Che cosa era successo o che cosa stava succedendo? Perché il loro giovane amore era già finito? L’attore si giustificò con l’impegno del lavoro teatrale, trascorreva ore a provare davanti allo specchio. E poi felice chiedeva un giudizio sulla sua interpretazione.
A chi?
Infine Daniele assediato dall’insistenza della sua giovane amante rivelò la verità: Anny, la donna con cui da tempo aveva un rapporto tormentato era tornata da Parigi.
Carola non gli credette. Oramai era certa che il loro rapporto fosse finito ma non volle arrendersi, voleva capire quale segreto nascondesse l’uomo che era certa di amare. Davvero Anny viveva con lui ? Oppure era una scusa per liberarsi definitivamente di lei?
A Carola questa risposta sembrò troppo facile e stupida.
Rivide Daniele. Riuscì a entrare nella casa che lei stessa gli aveva procurato.
Allora non ebbe più dubbi. Attraverso i vestiti e le mille tracce sparse per la casa comprese che davvero lì, adesso, abitava un’ altra donna.
Ne sentì persino la voce incisa sul registratore:
“Mangia pure…io arrivo più tardi…ti amo!”
Carola annientata, uscì dall’appartamento dell’ultimo piano con gli occhi pieni di pianto.
Con il passare dei giorni Daniele iniziò a disertare sia le prove in teatro sia i turni di doppiaggio. La portinaia non lo vedeva più uscire di casa. Anche se non aveva mai visto nessuna donna oltre a Carola, pensò che Daniele e la nuova, sconosciuta, compagna vivessero una intensa luna di miele. I dubbi si fecero più consistenti quando trovò delle garze sporche di sangue nel sacchetto lasciato davanti alla porta dell’attore. Che cosa stava avvenendo in quell’appartamento? Un sadico gioco erotico oppure qualcosa di più cattivo? Ogni ipotesi venne sovvertita il giorno successivo. Daniele uscì di casa, salutò con un ampio sorriso la portinaia.
“Tutto bene?”
“Tutto benissimo”
Già, ma perché quell’inquilino aveva la mano sinistra fasciata?
Il fatto che colpì la fantasia della gente fu il giorno in cui tale Anny Noiret giunse da Parigi, aveva con sé una valigia in pelle ed un beauty.
La donna, che indossava un vestito a fiori neri, occhiali scuri e cappello a larghe falde, si recò nel palazzo ottocentesco ai piedi della collina, attraversò l’atrio, raggiunse la portineria, con accento francese chiese dell’inquilino dell’ultimo piano.
La risposta fu che l’appartamento era vuoto in quanto l’ attore che ci aveva vissuto per breve tempo, era morto.
Anny venne a sapere che l’attore si comportava come vivesse con una donna ma in realtà fu accertato che nella casa oltre a lui non ci fosse nessuno.La donna sorrise, raggiunse l’ascensore inseguita dalla voce della portinaia. Salì all’ultimo piano. Estrasse le chiavi dalla borsetta anni 50’.

ANNO 1959
Anny entrò nell’appartamento. Dentro, ad aspettarla c’era Anselmo Ferrero, detto Selmo, che quando la vide diede sfogo alla sua gelosia.
La donna confessò di non potere vivere senza di lui, adesso era certa di amarlo.
Selmo scosse il capo. Quante volte si era ripetuto quel gioco.
Quante volte l’aveva amata proprio per questo suo modo di essere. L’aveva inseguita per capire perché fuggiva per poi tornare. Adesso era troppo tardi, lui non l’amava più, per troppo tempo l’aveva desiderata senza averla. Selmo osservò la donna posare i bagagli e accostarsi per baciarlo, ma lui arretrò scuotendo il capo e con dolore confessò che amava un’altra donna.
Anny tacque, estrasse una pistola dal calcio di madreperla se la portò alla tempia:
“Crederanno che sia stato tu ad uccidermi e ti puniranno, se non lo faranno, tornerò a vendicarmi ed ucciderti”.
Selmo scattò verso di lei nel tentativo di fermarla. Ma non fece in tempo, la donna scivolò ai suoi piedi priva di vita. Non gli rimase che sollevarla e adagiarla sul divano.
Solo quando le prime ombre della sera invasero la stanza Selmo si alzò.
Nel riflesso dello specchio vide ripetersi la stessa scena in un tempo futuro: Anny che entrava nella stanza per portare a compimento la propria vendetta, davanti a lei c’era Daniele.
E solo allora, prima che la donna facesse fuoco, l’attore avrebbe compreso il motivo del suo esistere e di avere voluto vivere in quell’appartamento
Daniele e l’uomo che aveva vissuto lì prima di lui erano la stessa persona.
Nel riflesso dello specchio Selmo vide Daniele scivolare in terra privo di vita.
Solo allora uscì dall’appartamento dell’ultimo piano e di lui non si sarebbe più saputo nulla.
ANNO 2003

Quel giorno Carola, i capelli ingrigiti, il volto segnato dal tempo, fece visitare l’appartamento, ad una coppia che avrebbe voluto affittarlo. Era disabitato da anni. Il motivo? Qualcuno asseriva che nella casa si potevano ascoltare le voci di un uomo ed una donna morti per amore.
La cliente che indossava un abito a fiori neri, sorrise, le sembrava impossibile esistesse ancora gente capace di credere ai fantasmi.
L’uomo bloccò l’appartamento con un cospicuo assegno.
Nei giorni successivi il fatto più stupefacente per Carola fu scoprire che la persona che le aveva firmato l’assegno era morta da tempo.


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