"La rabbia nel sangue" di Elisabetta Miari (parte quinta)


la rabbia nel sangue

 

Roma, maggio 2014

L’amicizia è il bene più grande, ancora più dell’amore.

 

Roma era il posto prescelto per la riunione delle  “nemiche dal Mostro”. Sarebbero state a casa di Monica, un bellissimo appartamento di 350mq ai Parioli. Carlotta e Diana viaggiarono  insieme con il Freccia Rossa e durante il viaggio non fecero  che parlare di Monica e di come doveva sentirsi..

Non potevano neppure immaginare cosa avrebbero fatto al posto suo, nessuno può. Semplicemente quando ti succede, dopo il colpo iniziale, esamini le opzioni, e quando capisci che siamo nel ventunesimo secolo e che si può vivere anche se sieropositivi, ti calmi e lasci che lo spirito di sopravvivenza abbia il sopravvento. Consideri l’accaduto come una punizione divina, ti colpevolizzi e a volte ti rifugi nella religione per “espiare” i tuoi peccati. O,  al contrario, maledici Dio e gli uomini e passi quello che ti rimane da vivere ad odiare il resto dell’umanità che ritieni più fortunata di te. In entrambi i casi, si tende a dimenticare che è solo una questione di fortuna o una casualità: c’è chi se lo prende con un solo contatto e chi invece, dopo lunghi periodi di contatti fisici, risulta negativo. Ci vuole tempo per accettare il fato, e tanto  ottimismo, unito ad una grande energia per reagire nel modo giusto.

I rapporti sentimentali erano un  argomento a parte. Monica e Carlotta ne avevano parlato a lungo nei mesi passati, sia a voce che via mail.

Davanti a Monica si parava un grande dilemma: dire ai candidati che era sieropositiva e vederli dileguare all’orizzonte o non dirlo, giocandosi così la possibilità di avere in seguito  un rapporto. Era alquanto improbabile infatti, la terza opzione, che avevano analizzato all’inizio: non dire subito e rivelarlo solo se il rapporto fosse diventato più serio. Ma quale persona non reagirebbe male sapendo che ha avuto rapporti sessuali, sebbene protetti,  con una sieropositiva.

Le paure della gente riguardo a questo argomento sono perlopiù inconsce e non si curano delle rassicurazioni della non pericolosità del bacio e di altre effusioni. Fa senso e basta. Fa paura, questa è la verità.

Quindi Monica aveva davanti a sé un futuro fatto di avventure con preservativo, o la possibilità di un legame serio forse solo con un altro sieropositivo. Trovare la persona giusta in quest’ambito le sembrava avere le stesse possibilità di vincere alla Lotteria. Tutto per colpa di un  bastardo falso, egoista e incosciente.

Scesero dal taxi e si fermarono a guardare la palazzina bassa, composta da qualche unità residenziale molto spaziosa e circondata da giardini ben curati. Monica era un’attrice non di primo piano, ma per gli amanti del cinema italiano non era una sconosciuta.

La lussuosa residenza ai Parioli  non era però frutto dei suoi proventi cinematografici, bensì parte della liquidazione del divorzio dal famoso produttore cinematografico Andrea Monti, che si vedeva sempre più spesso sui rotocalchi con veline e giovani attrici emergenti.

Suonarono il campanello. Arrivò ad aprire una domestica filippina in divisa. Carlotta si sentì un po’ a disagio, la sua non era una vita agiata, con servitù e segretari, erano due mondi contrapposti i loro.

Subito dopo le raggiunse Monica sorridente, che la strinse in un abbraccio lungo  e sincero, ancora prima di essere presentata a Diana, e la fece sentire di novo a suo agio.

Diana all’inizio era un po’ in soggezione davanti all’attrice, ma capì subito che non era il caso: venne accolta anche lei con il calore riservato agli amici di vecchia data.

Rimase colpita dalla bellezza sofisticata e botticelliana della donna, anche se era evidente che qualche ritocco a madre natura era stato fatto, con molte probabilità un minilifting eseguito alla perfezione.

Monica aveva un viso dolce e pieno, con due occhietti verde chiaro che le davano un’espressione cristallina. I denti bianchi e perfetti, si mostravano come perle nel suo bel sorriso curato. Non era alta, ma proporzionata e formosa, con un seno abbondante e di sicuro rifatto. Il capelli tinti  biondo chiaro erano scendevano ondeggianti sulle spalle. L’abbigliamento era moderno, ma curato e  proveniente dall’atelier di qualche stilista.

Carlotta e Diana continuarono a studiarla con ammirazione ancora per un pezzo, catturando i dettagli del mirabile lavoro fatto su quella donna, che in natura sarebbe stati sì carina, ma non così “perfetta”.

Il feeling tra loro era intenso, non si sa se per le circostanze o perché gli esseri umani, indipendentemente dal sesso, età e ambiente sociale, interagiscono in base ad un’alchimia prestabilita e a loro sconosciuta, ma fu così da subito.

Quella sera decisero di rimanere a casa, anche perché Fanny, la cameriera addestrata alla perfezione, aveva cucinato i Saltimbocca alla Romana con Carciofi alla Giudea.

Non fosse stato perché la consapevolezza del virus e della vigliaccheria dell’untore aleggiava su di loro, sarebbe stata la serata perfetta.  Ottimo cibo, vino scelto, ambiente elegante.

Nel giardino curato ed arredato alla perfezione, sotto il gazebo che Monica  amava tanto, passarono fiumi di emozioni e di parole , ma nessuna che potesse ammendare al danno fatto.

– Un verme del genere andrebbe schiacciato senza pietà

disse Diana ad un tratto

– purtroppo però, la legge non tiene conto delle motivazioni legittime e condannerebbe,  chi lo uccidesse,  a stare in prigione per tanti, tanti anni.

Monica inarcò un sopracciglio e disse:

– Credi che non ci pensi tutte le notti che mi sveglio e la consapevolezza di essere sieropositiva è come un pugno allo stomaco ogni giorno più forte?

Si fermò  per portare il calice di vino alla bocca.

– Ma come  detto più volte, non voglio fottermi la vita più di quanto quel bastardo abbia già fatto.

Carlotta e Diana si scambiarono uno sguardo, mentre Monica teneva gli occhi bassi.  Si stavano riempiendo di lacrime, il primo sfogo in loro presenza.

L’amica le venne in aiuto.

– Scusaci, non volevamo turbarti, ma viene spontaneo scaricare la rabbia contro quell’individuo. Io avrei potuto essere sieropositiva, ho avuto rapporti non protetti per un anno con lui. Ho i brividi ogni volta che ci penso.

– Ma ti ha cercata in questi ultimi giorni?

Chiese Monica.

– No, grazie a Dio è una settimana che non mi importuna.

– Sarà impegnato a circuire un’altra

disse Diana in tono sarcastico.

-Si certo, quella tipa di Facebook, Vanessa,  che ho avvisato e che per ringraziamento non solo non mi ha risposto, ma mi ha pure bannata. Certe donne, che pensano che le altre agiscano solo per invidia e per danneggiarle, sono delle stupide che si meritano di andarsi a mettere nei guai Mi spiace dire questo, ma anche il femminismo più determinato crolla davanti a certi baluardi di ignoranza femminile.

– Certo che, sceglie tutte donne con nomi da sciampiste ultimamente…

disse Monica con un sorrisetto malizioso e tutte risero, riportando la tensione ad un livello accettabile.

– Tu tienilo sempre sotto controllo e finché puoi cerca di sbarrargli la strada. Ma davvero sei senza agente e casa discografica adesso?

le chiese Diana.

– Si, il gran signore non ha esitato a muovere le sue pedine. Sono a piedi ragazze, come prima di conoscere il Mostro. Solo adesso so di avere un Angelo Custode e  cosa sono la paura e la diffidenza.

– Il mio Angelo Custode doveva essere in vacanza quel giorno…

sospirò Monica.

– Mi spiace, non volevo.

Carlotta si rese conto di quanto era ancora difficile parlare con  Monica di quell’argomento, e lo sarebbe stato per ancora tanto tempo.

– Ma no tesoro, ormai mi sto facendo una pellaccia sapessi… una scorza dura dura che mi servirà per sopravvivere

disse Monica con un leggero accento romanesco, che le veniva fuori solo quando si lasciava andare o quando nella frase c’erano parole di uso anche dialettale.

Comunque era proprio così: contagiate o no, tutte e tre avevano visto in faccia una minaccia che le avrebbe segnate per sempre.

Il mattino seguente si svegliarono molto tardi e decisero per un brunch in un locale trendy del centro, dove Monica era di casa.Lo shopping  nelle belle vie del centro il pomeriggio poi fu  un passaggio d’obbligo.

La  sera uscirono a cena. Monica, pensando fare cosa gradita, aveva prenotato al “Vero Trastevere”,  dove Carlotta era stata con Alessandro la prima volta.

Lei non  disse niente quando si trovò davanti al ristorante, ma quasi si sentì mancare entrando. Fu investita da un’ondata di sensazioni contrastanti tra di loro.

Se solo non si fosse sentita in dovere di pagare il debito, forse lui l’avrebbe lasciata in pace e non ci sarebbe stato quell’anno terribile. Certo, non avrebbe inciso il suo primo disco, ma ora era daccapo, e con un bagaglio davvero pesante da portare.

– Cos’hai Carlotta?

Le chiese Monica allarmata vedendola muta e pallida.

-Niente, solo ricordi. Sono venuta qui la prima volta con Alessandro.

Le amiche si guardarono,  esterrefatte per la coincidenza.

– Forza andiamo, qui mi conoscono, non faranno problemi

disse Monica.

Carlotta si scosse dal suo torpore, quasi fosse stato un incantesimo dal quale si stava liberando da sola.

-No perché? Va tutto bene, davvero, è stato solo l’impatto iniziale. Qui si magia divinamente. Che beviamo?

E finì anche quel  bellissimo week-end a Roma, che le aveva unite più di quanto potessero immaginare.

Ognuna tornò alla sua vita, anche se il loro legame era mantenuto con  contatti giornalieri, durante i quali, il lavoro che Carlotta faceva per monitorare il Mostro, veniva condiviso con le amiche.

Vanessa la fatalona, dai commenti e dai “mi piace” di Facebook che lui le metteva, era ormai caduta nelle spire di Alessandro e gli aveva senz’altro detto che Carlotta l’aveva contattata, suggerendole di non avere rapporti intimi con lui per non correre pericoli. Non aveva menzionato l’HIV, anche se era abbastanza palese, ma non nel caso della stupida vamp, che era corsa in bocca al lupo con la speranza di diventare famosa.


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