“Lo scrittore inesistente” di Massimo Fagnoni


 

-Ricominciamo da capo.
I due poliziotti sono giovani, accento romano, occhi chiari, freddi. Uno ha un tatuaggio colorato sull’avambraccio destro, qualcosa di calcistico, l’altro ha un piccolo orecchino a bucargli il lobo dell’orecchio. Sono belli, abbronzati, sorridenti, più che poliziotti sembrano calciatori di serie A.
– Lei si chiama?-
-Adelmo Sacchi
-Età?
-55 anni.
-Professione?
-Scrittore.
I due agenti si guardano, ammiccano, fanno smorfie incomprensibili, uno dei due sbuffa.
-Adelmo- mormora il poliziotto tatuato -sulla sua carta d’identità c’è scritto insegnante-
-Certo, infatti insegno lettere al Minghetti, liceo classico, ma sono anche e soprattutto uno scrittore.
– E come mai noi non la conosciamo?- Chiede l’altro, quello con l’orecchino.
-Perché voi leggete?- chiede Adelmo con leggerezza, insegnante da trentacinque anni, per lui è facile intuire l’animo di chi gli sta davanti. Ha interagito, insegnato, parlato, urlato con centinaia di studenti bolognesi considerati a torto o ragione una spanna sopra tutti gli altri solo perché hanno frequentato lo storico liceo bolognese, e pochissimi fra loro sono finiti in polizia, non è un pregiudizio ma un mero fatto statistico.
-Perché lei pensa che un poliziotto non sia in grado di leggere un libro?
-Qual’è l’ultimo libro che ha letto?- Chiede Adelmo soavemente.
-Qui le domande le facciamo noi- risponde quello con l’orecchino.
-Totti goal- risponde quell’altro con orgoglio.
Adelmo sorride per la prima volta da quando lo hanno trascinato via in manette dalla sua classe mentre stava disquisendo su Gadda e il suo sopraffino utilizzo del linguaggio nel romanzo “Quel pasticciaccio brutto de via Merulana”.
-Intende Totti il calciatore?- chiede allegro.
-L’unico … mitico.
-Appunto, scommetto che lei Gadda, nemmeno a scuola.
-Gadda? In quale squadra giocava?
Il collega dà un buffetto all’altro agente.
-Gadda era uno scrittore … coglione!
-Come me- aggiunge Adelmo.
-E cosa avrebbe scritto?- chiede il poliziotto più colto.
– Alcuni libri di racconti e alcuni romanzi di genere nero, ho vinto anche un premio.
-Lo strega?- Chiede sarcastico l’agente.
-Non sono così colluso, un premio locale ma senza raccomandazioni, io non ho santi in paradiso.
-Rimane il fatto che lei non è conosciuto, non compare nemmeno in Wikipedia, ho controllato, è un piccolo autore locale, sconosciuto ai più.
– Certo, ma non ai librai, scrivo da dieci anni, nelle librerie bolognesi almeno dovrebbero conoscermi.
-Questa dovrebbe essere una giustificazione?
-Sicuramente un’attenuante.
Il poliziotto romanista scoppia a ridere.
-Vada a raccontarlo al libraio.
L’altro, fa un gesto per zittire il collega.
-Ci racconti la sua versione.
-Presto detto, il mio ultimo romanzo è uscito un mese fa e solitamente nel primo mese faccio il giro delle librerie del centro una volta la settimana per controllare la sua collocazione nelle scansie, per vedere se è stato venduto, sa le piccole nevrosi di uno scrittore che non ha appunto nessuno che si preoccupi per lui…
-Percepisco un tono di auto commiserazione, o sbaglio?
Adelmo sembra riflettere un istante.
-Insegno lettere da trentacinque anni, sono consapevole di non essere Calvino o Camilleri, ma ho un mio pubblico e credo di meritare rispetto almeno dagli addetti ai lavori.
-Torniamo ai fatti.
-Sono entrato in una delle librerie di punta del centro …
-Sappiamo dove è entrato.
-Appunto e mi sono diretto verso la sezione degli autori locali, dove solitamente espongono i miei libri, e il mio ultimo romanzo non c’era, c’era solo una vecchia raccolta di racconti, che forse nessuno sì è ancora preoccupato di togliere dallo scaffale, nascosta da un dizionario bolognese-italiano che sta andando per la maggiore.
-Forse il suo romanzo è stato venduto e non ancora riordinato.
-Per capire questo fatto sono andato dal responsabile della libreria, un tipo scialbo con la coda di cavallo e lo sguardo spento.
-Il signor Milanesi.
– Se lo dice lei…
-Mi sa che sentirà spesso il suo nome nei prossimi mesi-
-Pazienza, lui mi conosce senza ombra di dubbio perché è un mese che ogni settimana gli chiedo notizie del romanzo.
-E che le ha detto?
-Questa volta, invece di raccontarmi le solite panzane è sbottato urlando davanti a tutti che non ne poteva più di me e delle mie assurde pretese, che il mio libro non c’è perché io non sono nessuno, e che i miei libri non si vendono quindi non ha più intenzione di ordinarli al distributore e che sono un sociopatico, un fallito, insomma era un fiume in piena.
-Lei come ha reagito?
-Ho afferrato l’ultima fatica di quell’autore lombardo, sa quello con le frasi incompiute che deve terminare il lettore?
-Certo, un successo editoriale.
-Infatti, era in una pila di un centinaio di copie nell’atrio, l’ho mostrato a coda di cavallo, chiedendogli se secondo lui quello meritava più del mio di essere venduto.
-E lui?
– Ha cominciato a ridere, urlando che quello è un vip, ha fatto televisione, Zelig o le Iene, la radio, è un attore, vende migliaia di copie, lui è famoso perché c’è sempre in televisione e ha chiuso dicendo che anche io avrei dovuto procurami almeno quindici minuti di celebrità.
-E lo ha preso in parola.
-Accetto sempre saggi consigli, sono andato da Fini sport in via Indipendenza, ho acquistato una mazza da baseball in alluminio e il resto lo sapete.
-Tornato sui suoi passi ha cominciato a sfasciare le vetrine dove erano esposte le copie del famoso scrittore di cui sopra.
-Un successo mai visto, dopo il primo momento di spavento, perché qualcuno temeva il solito assalto terroristico, la gente sembrava divertita, molti mi hanno ripreso con i telefonini.
-Fino a quando non è uscito il povero Milanesi.
-Ha ripreso a inveire contro di me, che avrebbe chiamato la polizia e in quel momento sono arrivato alla conclusione che pestare il libraio avrebbe dato più risalto all’evento … non trovate?
-Un successone che stasera festeggerà alla Dozza.
Quando esce in manette dal commissariato fuori lo attende una piccola folla di giornalisti, ci sono tutti da rete 7 a étv, dal notiziario Rai regionale a Sky tg 24, c’è anche un inviato di Quarto grado, lui sorride cordiale e saluta rivolto alle telecamere.
Il furgone della Penitenziaria si muove lento nel traffico del venerdì sera, imbocca via Indipendenza, Adelmo riconosce il tragitto verso Stalingrado anche senza vederlo, e intanto pensa al futuro, non quello prossimo, quello remoto.
-Hei scrittore, tu sei fuori di testa, lo saivero?
-Dice a me?
-Sei l’unico scrittore a bordo del furgone- dice l’agente della penitenziaria seduto davanti, vicino all’autista.
-Sai che su You tube le visulizzazioni della tua bravata sono già centomila in aumento? Tutti stanno ammirando le gesta di Adelmo Sacchi, lo scrittore fino ad oggi inesistente e improvvisamente famosissimo.
Adelmo sorride e sospira soddisfatto, se coda di cavallo dovesse farcela probabilmente se la caverà con poco, qualche anno in una comunità terapeutica se gli riconoscono la temporanea infermità mentale e magari un romanzo sulla sua storia, deve solo pensare al titolo.
Lo scrittore inesistente, gli piace la definizione, potrebbe andare, un piccolo omaggio al grande Calvino.
La vita gli sorride e domani sarà senz’altro un giorno migliore.

 


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