“Mai abbastanza” di Marina Bertamoni”


La serata è calda, per essere la fine di ottobre. Una nebbiolina leggera, lieve come un velo da sposa, si alza in batuffoli lanuginosi, invadendo a banchi la via Emilia. Da una luna grande e gialla piove una luce tiepida, che illumina i campi deserti, dissodati di fresco.
Frambelli e Calligaris hanno iniziato il turno di pattuglia da un paio d’ore e hanno davanti una notte lunga e incerta. Potrebbero essere otto ore di calma piatta, come si augura Calligaris. Questo gli darebbe modo di chiacchierare con Frambelli in santa pace, sperando finalmente di fare breccia in quella maledetta corazza di indifferenza che indossa.
Oppure potrebbe essere una notte di continue chiamate, che li sballotteranno da un lato all’altro del quadrante che è stato loro assegnato, la parte nord-est della provincia di Lodi.
In un modo o nell’altro la notte passerà, se sarà stata lenta o frenetica sarà l’alba a dirlo.
Per Frambelli si tratterà soprattutto di tenere a bada gli sbadigli, abituata com’è alle otto ore di sonno regolare.
La radio gracchia ordini e comunicazioni, ma per ora niente che riguardi la zona del loro pattugliamento.
Frambelli guida assorta, mantenendo una velocità intorno ai 50 chilometri orari. Stanno percorrendo il tratto tra Sordio e Tavazzano; il traffico è scarso e impegna perlopiù la corsia opposta.
<<Luce, ti va una caramella?>> chiede Calligaris, porgendole il pacchetto di Golia.
Luce getta uno sguardo distratto alla mano del collega.
<<Lo sai che queste non mi piacciono. Detesto la sensazione di gelo che ti lasciano in gola.>>
Fabrizio ritrae la mano ma non può fare a meno di pensare che non è a causa di una caramella che Luce gli appare così algida e distante. Da mesi le ha fatto capire quello che prova per lei, ma l’Ispettrice Luce Frambelli è sorda a qualsiasi richiesta di andare oltre il semplice rapporto tra colleghi.
Un paio di fari si materializza nello specchietto retrovisore. Luce li vede avvicinarsi ad una velocità troppo elevata, finché l’auto sfreccia, superando la pattuglia in un punto dove il sorpasso è vietato dalla doppia riga continua.
<<Che pirla!>> commenta Calligaris. <<Non ha visto il lampeggiante? Crede che siamo qua in vacanza?>>
Luce accelera e si mette all’inseguimento dell’auto, che non accenna minimamente a diminuire la velocità.
<<Accendi la sirena, Fabrizio. Andiamo un po’ a vedere chi è questo genio.>>
La corsa si ferma a una delle tante rotonde che interrompono il rettilineo della statale. La macchina affronta la curva ad una velocità eccessiva, parte per la tangente e finisce in un campo, fermandosi dopo un paio di lunghi balzi, per fortuna senza conseguenze.
La pattuglia accosta e i due poliziotti scendono dall’auto, cauti. Entrano nel campo affondando nella terra smossa e avanzano a passi incerti. Calligaris ha già la mano sulla fondina.
Luce guarda all’interno e scopre che alla guida c’è una giovane donna, apparentemente non ferita. La donna è immobile, lo sguardo fisso davanti a sé, probabilmente sotto shock.
Luce prova la maniglia della portiera ma è bloccata.
La donna non reagisce, finché Luce inizia a picchiare il pugno sul finestrino per richiamare la sua attenzione.
<<Ehi, signora! Sta bene?>>
La donna si gira verso di lei e i suoi occhi si animano, come se qualcuno avesse acceso un invisibile interruttore. Fa cenno di sì con la testa, ma continua a non muoversi.
<<Apra la portiera!>>
La donna esegue l’ordine con estrema lentezza.
Nonostante si muova al rallentatore, Luce capisce che non ha riportato danni fisici.
<<Scenda, per favore.>>
Calligaris slaccia la fondina, ma Luce lo gela con lo sguardo. Non si trovano in presenza di un pericoloso criminale, anche se è chiaro che la donna è in uno stato confusionale e potrebbe avere reazioni imprevedibili.
Quando scende dall’auto la donna fatica a reggersi in piedi. Ora, alla luce della luna, Frambelli vede che non ha nemmeno trent’anni, è minuta, con capelli lunghi e scuri e occhi stralunati.
<<Vado a prendere l’etilometro>> dice Calligaris.
<<Signora, è sicura di stare bene?>> chiede di nuovo Frambelli.
<<Sì, sì… sono solo un po’ scossa. Mi spiace…>> risponde la donna. La voce è sottile come la sua figura.
A questo punto Luce dovrebbe chiedere patente e libretto, invece gli occhi della donna e il suo guardarsi intorno spaurita le suggeriscono altre domande.
<<Come si chiama?>>
<<Mi chiamo Linda… Linda Favaro.>>
La donna si limita a scuotere la testa e una lacrima sgorga dall’occhio destro, scende piano lungo la guancia e raggiunge indisturbata il collo, andandosi a perdere nel colletto della camicetta.
Calligaris arriva con l’etilometro.
<<Soffi qua dentro>> dice. <<I documenti te li ha dati?>>
Luce fa cenno di no.
Calligaris gira intorno all’auto e comincia ad armeggiare dal lato passeggero. Riemerge con il libretto, trovato nel cassetto del cruscotto, e un portafogli.
<<La patente è qui?>> chiede.
Linda annuisce.
<<Esito negativo>> dice Luce osservando il risultato del test.
Calligaris torna all’auto di pattuglia per verificare i dati contenuti nei documenti della ragazza.
<<Perché correva così?>>
<<Ero in ritardo…>>
<<E le sembra un buon motivo? Lo sa che poteva ammazzarsi?>> le chiede Luce.
La donna si volta verso la poliziotta, lo sguardo intriso di tristezza.
<<A volte morire può non essere la cosa peggiore…>>
È sotto shock, pensa Frambelli, dice cose insensate.
Non è ferita ma necessita di cure.
<<Calligaris, chiama l’ambulanza…>>
<<No!>> esclama Linda. <<No, vi prego, devo andare… aiutatemi con la macchina, devo tornare a casa… devo essere a casa per le dieci, altrimenti…>>
Altrimenti, cosa?
<<Non se ne parla>> dice Luce. <Ora aspettiamo insieme l’ambulanza, poi se i sanitari decideranno che non ha bisogno di ricovero la accompagniamo a casa noi.>>
Linda abbassa la testa, rassegnata. È questa rassegnazione che si fissa nella coscienza di Luce, lasciandole una sgradevole sensazione di incompiutezza.

L’ambulanza arriverà in un quarto d’ora. Nel frattempo, Calligaris ha controllato i documenti: Linda Favaro di anni ventotto, residente a Lodi, in Via Defendente. L’auto però non è sua, è intestata a un certo Tonneri Francesco, anche lui domiciliato a Lodi.
<<Di chi è l’auto?>> chiede Frambelli a Linda. Sono sedute nell’auto della Polizia, sul sedile posteriore. Calligaris è sulla carreggiata, pronto a segnalare alle scarse macchine in transito di rallentare e procedere con prudenza.
<<È… di un mio amico. Anzi, lo devo chiamare, assolutamente…>>
Linda si fruga nelle tasche, alla ricerca del cellulare, senza trovarlo.
<<Il telefono…>>
<<Sarà in macchina>> dice Luce. <<Stia qui, vado io a prenderglielo.>>
Il cellulare è sul sedile del passeggero. Nel momento in cui Luce lo prende in mano, si risveglia emettendo un suono fastidioso. Sul display appare un nome ‒ Francesco ‒ e un messaggio.
Dove cazzo sei troia
Luce resta immobile per un istante, poi torna all’auto della polizia. Senza dire una parola tende il telefono alla donna, che quasi glielo strappa di mano, e osserva la sua reazione. Linda legge il messaggio e il pallore sul suo volto diviene cadaverico.
<<Tutto bene?>>
Il silenzio dura troppo a lungo.
<<Tutto bene, sì>> risponde infine Linda.
La sirena dell’ambulanza si avvicina strepitando. Luce si ritrova a sperare che la donna abbia bisogno di un ricovero ospedaliero. È probabile che una notte in ospedale sia il meglio che le si possa augurare.

Invece, Linda è risultata in buona salute. Niente ospedale, può tornare a casa portandosi dietro solo una bella multa per eccesso di velocità e un verbale che le costerà un po’ di punti sulla patente.
Luce si è offerta di riaccompagnarla, ma Linda ha rifiutato. Si è allontanata e ha fatto una telefonata. Anche da lontano è impossibile non cogliere la sua agitazione mentre parla con lo sconosciuto interlocutore. Dopo una mezz’ora, una macchina accosta e qualcuno spalanca la portiera del passeggero.
<<Sono venuti a prendermi>> sussurra Linda. <<Posso andare?>>
Luce avrebbe voglia di dirle che no, non può andare, che forse per lei è meglio restare. Vorrebbe dirle che se ha bisogno di aiuto, che se desidera parlare con qualcuno disposto ad ascoltarla, può farlo con lei. Vorrebbe chiederle ragione dei suoi sospetti, vorrebbe obbligarla a fidarsi e confidarsi, come si fa con qualcuno che ti è amico.
Ma Luce Frambelli è solo un funzionario di polizia che deve attenersi alle procedure e Linda Favaro è una libera cittadina, libera di scegliere cosa fare della propria vita, anche di buttarla nel cesso a causa di una scelta sbagliata.
<<Vada pure>> dice. <<Però…>>
Linda la fissa, lo sguardo interrogativo.
<<Si ricordi che se ha bisogno di aiuto può chiedere di me in Questura. Mi chiamo Luce. Luce Frambelli.>>
Linda fa un sorriso dolente e si avvia all’auto in attesa.

Il resto della notte trascorre tranquilla. Si fa per dire, perché Luce tranquilla non lo è per niente. Se ne accorge Calligaris, che ogni volta che le rivolge la parola si sente ringhiare dietro, come se il suono della sua voce fosse per lei insopportabile. Dopo un po’, Fabrizio non ce la fa più.
<<Insomma, mi vuoi dire che cazzo ti ho fatto?>> sbotta.
Luce realizza che ancora una volta sta sfogando sul collega la propria frustrazione. Fabrizio è buono come il pane, fedele come un cane bassotto e innamorato di lei come un quindicenne. E lei è proprio una stronza a trattarlo così, solo perché in realtà è incazzata nera con se stessa.
<<Scusa, hai ragione>> riesce a dire. <<Non ce l’ho con te, ce l’ho con me.>>
<<E perché mai?>> chiede Calligaris, stupito. Ancora una volta Luce si trova a riflettere su quanto gli occhi di un uomo siano diversi da quelli di una donna. Possibile che Fabrizio non si sia reso conto della situazione, non abbia visto che la paura cristallizzata sul volto di Linda non era causata dall’incidente?
Possibile, dato che a lui manca un elemento, quel SMS che Luce ha letto di sfuggita.
Dove cazzo sei troia.
Quattro parole che a lei hanno raccontato una storia intera.
<<Secondo me Linda Favaro ha un problema e anche bello grosso. Ho visto un SMS sul suo telefono, che mi ha fatto pensare che sia vittima di un uomo violento.>>
<<Ah sì? E come fai a dirlo?>>
Già, come fa a dirlo. In testa ha solo quelle quattro parole. Sgradevoli, certo, maleducate, aggressive, ma solo parole. Non fatti, non prove e un buon poliziotto si basa solo su questi.
Ma è davvero così? Oppure non sarebbe meglio qualche volta dare retta all’istinto?
<<Il testo diceva: dove cazzo sei, troia. Secondo te un fidanzato amorevole ti apostrofa così? E poi lei ha dichiarato di correre perché era in ritardo. È facile fare due più due: quel ritardo poteva costarle molto caro e l’SMS lo conferma.>>
Fabrizio fa spallucce.
<<Solo congetture, Luce. Posso dirti una cosa senza che ti incazzi di più? Devi smetterla di ergerti a paladina dei deboli e indifesi. Per quello che ci pagano è già tanto se ci rompiamo i coglioni a pattugliare la via Emilia per tutta la notte, te lo dico io.>>
Luce non ne è affatto convinta, ma preferisce non ribattere, tanto sa che discutere sarebbe del tutto inutile.

La segnalazione è arrivata in Questura in mattinata, ma Luce l’ha saputo solo nel tardo pomeriggio, quando ha iniziato il turno. Il cadavere di una ragazza è stato ritrovato in un fosso, a lato di una stradina di campagna nei pressi di Maleo. La ragazza è stata ammazzata a calci e pugni e poi gettata via come una bambola rotta, un oggetto del quale ci si può disfare senza troppi scrupoli. La vittima era una ragazza come tante, faceva la commessa in un negozio del centro, era orfana e non era sposata.
Si chiamava Linda Favaro e aveva ventotto anni.
Luce piange, e piange, e nessuno sembra poterla consolare, né capire il perché. Nessuno, tranne Calligaris.
<<Dai, Luce… lo so quello che stai pensando, ma non è detto che le cose siano andate come pensi tu.>>
Le indagini sono solo all’inizio, ma per Frambelli la pista da seguire è già chiara. La cosa non è di grande consolazione, però.
<<Hai ragione, Fabrizio. Ma io fatico a trovare un motivo diverso per il quale Linda sia stata ammazzata in quel modo. Quel maledetto SMS… io l’ho visto, Fabrizio. L’ho visto, e non ho fatto niente. Non abbiamo fatto niente.>>
<<Non è colpa nostra>> dice Fabrizio, convinto. <<Ci siamo attenuti alle procedure, lo sai che senza una denuncia formale non possiamo certo intervenire, e lei non ci ha detto nulla, non potevamo sapere con certezza…>>
Ma Luce non cerca scuse.
<<Le procedure… un cazzo. Quando hai il sospetto che una donna sia in balia di un violento e compatisci, ma giri le spalle, non fai abbastanza. Non fai mai abbastanza.>>
<<Ma non è finita, vero?>>
<<No, non è finita>> dice Luce, riconquistando la sua sicurezza. <<Com’era il nome del proprietario dell’auto sulla quale viaggiava Linda?>>
<<Tonneri. Francesco Tonneri.>>
Francesco, come il bastardo che aveva inviato il messaggio a Linda.
<<Andiamo dal vicequestore Binaschi a raccontargli quello che sappiamo. Questo Tonneri forse non c’entra nulla, ma merita le nostre attenzioni, non credi?>>
Hanno un debito con Linda. Stavolta, faranno di tutto per saldarlo.


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