"Un soffio di vento, senza pretese, a Gressoney" di Massimo Messa


 

Era un vecchio solitario Bernard, che amava la musica, la birra Beck e la natura. Era così povero che vedeva in bianco e nero anche l’arcobaleno. Di donne non ne aveva più o forse non ne aveva mai avute. La sua piccola casa Walser a Greschmatto era sempre aperta ai pochi amici, serrata agli sconosciuti. All’Osteria Regina Margherita di Gressoney, quella giovane moldava, servendo in tavola, mostrava un seno appetitoso e portava i tacchi a spillo sotto un grembiule non più grande di un fazzoletto di pizzo. I capelli candidi di Bernard segnavano il lento procedere del tempo, ma la sua voglia d’amore non era ancora invecchiata. E gli occhi celesti della bella Anastassia coglievano ogni suo sguardo desideroso a lei rivolto ogniqualvolta si trovava seduto sulle panche dell’osteria, dietro a un piccolo boccale di birra Beck da due euro.

Ogni mattina, verso le dieci, Bernard si faceva trovare nella piazzetta antistante l’osteria, seduto accanto al lavatoio, per osservare quel giovane corpo così attraente regalare ai passanti un’esibizione erotica nel gesto di flettersi per alzare le saracinesche, prima di avviare l’esercizio. “Questo non si paga!” pensava il vecchio “Difatti è uno spettacolo impagabile!” si ripeteva a se stesso con un sogghigno e, ogni volta, in quel frangente, capiva o si illudeva di avere ancora qualche colpo in canna.

Finché una sera gelida e ventosa, troppo fredda perché fosse in un giorno d’estate, Anastassia, passando sinuosa da Greschmatto, davanti all’uscio di Bernard, l’aveva riconosciuto mentre imbracciava un fardello di legna da destinare al camino e lo aveva salutato con un sorriso. Lui la guardò dietro le palpebre abbassate e sopra le occhiaie di una vita. Sentì il suo cuore vibrare di una giovinezza ritrovata. “E’ una disgrazia non amare!” pensò e, all’improvviso, la sua vita aveva ripreso il sopravvento.
“Vieni, Anastassia, ti offro io un goccio stasera”.
“Certo, mio caro Bernard” rispose lei, come se si aspettasse quell’invito “Ma non ho più di un quarto d’ora”.
“Oh, per me è già molto, la compagnia è così fugace alla mia età!”.

In genere, il destino si apposta dietro l’angolo, come un borsaiolo, una prostituta o un cambiavalute in nero. Ma non fa mai visita a domicilio: bisogna andarlo a cercare. Ma quella volta si vede che volle fare eccezione.

Anastassia salì gli scalini di pietra, scalpitando sui tacchi, ed entrò a illuminare quella misera dimora. Era giovane e incline ai piaceri dell’amore, senza un gran riguardo al sentimento. E si lasciò baciare. E si lasciò spogliare. E l’amore, in un impeto, fu consumato. Ma Bernard non aveva capito che Anastassia si concedeva per mestiere, che era abituata a vendere l’amore, e che lui era troppo povero per pagarlo. Era solo un vecchio che aveva sperato in un ultimo regalo, in un gesto patetico verso un cliente dell’osteria che le chiedeva ogni tanto un paio di euro di birra. La ragazza non poteva capirlo, gratis non aveva mai lavorato, con rancore si rivestì, con rancore se ne andò, lasciandogli soltanto un’illusione perduta. Nella valle le avevano fatto credere che l’amore valesse qualcosa solo se a un giusto prezzo corrisposto.

Andò a Gaby dall’uomo al quale dava tutti i soldi che guadagnava e che aveva sempre pensato fosse lì per prendersi cura di lei. Per questo lo rispettava e lo temeva e lo accontentava. Lo raggiunse al più presto e gli raccontò di quel vecchio che non aveva saldato il suo debito d’amore, quel vecchio che l’aveva truffata, facendole credere di non avere denaro per pagare i suoi baci, la sua prestazione. Il protettore la afferrò per un braccio e la riportò da lui. Nessuno l’aveva mai gabbata.

Quando, nella sua piccola casa di Greschmatto, Bernard la vide tornare si ricordò di come si facesse a vivere. Le sorrise fiero, con quella crudeltà che spesso si manifesta quando si sta per essere umiliati. Protese le braccia verso di lei, ma l’uomo che la accompagnava lo bloccò, scagliandosi con violenza verso il suo corpo svuotato e malmesso. Lo pugnalò al petto e, quando ebbe finito, Anastassia lo salutò sbeffeggiandolo: a quell’età era difficile spiegarle che l’amore non è più forte della morte.

Lo lasciarono disteso in una pozza di sangue e cominciarono a rovistargli nelle tasche e a cercare in ogni dove quei soldi che non erano ancora stati pagati. Non trovarono granché. Solo cambiali, un’ingiunzione di sfratto e un paio di euro nel comodino. Quel vecchio era povero davvero.

Nessuno nasce con il cuore malato e appena si accorsero che il vecchio Bernard non aveva mentito, si resero conto di quello che avevano fatto. Furono travolti dal rimorso e, non potendo certo riportarlo in vita, fecero l’unica cosa che avrebbe permesso loro di salvarsi l’anima: chiesero perdono a Dio. Quando i poliziotti arrivarono, li trovarono così, con gli occhi rigati di lacrime accanto all’uomo che avevano appena ucciso. Nel cielo le stelle disegnavano quello che in un mondo al contrario sarebbe stato un tappeto di luce. La luna era apparsa dietro a una nuvola e pareva un sorriso.

Ora l’Osteria Regina Margherita fa grossi affari in paese. I turisti, i curiosi vogliono gustarsi il luogo dove era iniziato quel fatto di cronaca e di buon grado sborsano 18 euro per un boccale di birra Beck. Nel vicino cimitero della parrocchiale, nelle notti stellate, quando sembra che il mondo sia capovolto, è possibile udire la voce suadente di Fabrizio De André cantare: Non tutti nella capitale sbocciano i fiori del male, qualche assassinio senza pretese lo abbiamo anche noi in paese. Qualche assassinio senza pretese lo abbiamo anche noi qui in paese…


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