Amanda si destreggiava con i tacchi sull’acciottolato della Brera, come ogni anno affollata nelle notti che precedono il Natale. Tra le vetrine addobbate e le luci intermittenti degli alberi e dei presepi, aspettava l’uomo che le piaceva e che le aveva dato appuntamento lì, tra la gente cosmopolita della vigilia, tra le bancarelle di borsette e di tappeti, tra i venditori di rose e di cappelli, tra gli incensi e i profumi d’oriente. Infreddolita e col naso un po’ arrossato, era arrivata in anticipo, si era pentita di aver messo quella gonna stretta con un piccolo spacco che si intravedeva sotto un capottino attillato. Le riusciva ancor più faticoso avanzare senza mostrare imbarazzo. Doveva ingannare l’attesa. Vide alcuni tavolini bassi, con un mazzo di tarocchi e una candela accesa al centro di ognuno di essi e, per ognuno di essi, qualcuno stava seduto su una piccola sedia, una donna o un uomo, in attesa, nella penombra. Erano chiromanti, cartomanti, avvolti nelle sciarpe e nei berretti contro il freddo di Milano. Qualche cartellino indicava: Passato, Presente e Futuro. Sulle tariffe erano tutti allineati sui 25 euro. Intorno a ogni tavolo c’era una sgabello, piccolo come quello di chi suona il piano, di tela a strisce. Tanti sgabelli vuoti erano lì, per i clienti che si aspettavano.
Amanda ne adocchiò uno. Il suo cartellino diceva: Prevedo il Futuro del 2017. Al tavolino stava una vecchia chiromante, larga di busto, con tanti capelli neri e un foulard rosso che in buona parte li nascondeva. Aveva due occhi neri penetranti, che parevano illuminarsi a ogni sguardo, così in contrasto con una giovane donna come Amanda, bionda, con occhi azzurri sull’incarnato pallido attizzato dal freddo. La chiromante spense il mozzicone di sigaro che teneva in mano e le fece cenno di accomodarsi. Lei si sedette lì, a fatica, per via della gonna e dei tacchi. Teneva le ginocchia unite. Era inevitabile. Sotto le ginocchia, le lunghe gambe si allargavano, i talloni si allontanavano e le punte delle scarpe si univano. In questa scomoda posizione, sì sistemò su quel piccolo sgabello che rasentava il selciato. Si mise la pochette in grembo e guardò la donna. Si astrasse dal brusio della Brera di quella notte, sollevò il cartello di cartone e le disse: “Passato e Futuro non mi interessano, un altro anno è volato, voglio vivere adesso, sono qui per incontrarmi per la prima volta con un uomo di cui sono presa e che vorrei tanto abbracciare”.
“Come ti chiami?” le chiese prima di tutto la chiromante mentre l’aria gelata trasformava il suo alito in un nugolo di fumo bianco.
“Mi chiamo Amanda e la persona che aspetto si chiama Angelo”.
“Vorresti allora baciarlo questo bell’Angelo, proprio alla vigilia di Natale… magari sotto il vischio, immagino” le disse la chiromante.
“Oh sì, per stasera mi basterebbe baciarlo e basta, soltanto dopo potrei sperare di più”.
“Cosa vuoi sapere da me allora: se tutto andrà bene, se riuscirai a conquistarlo proprio a Natale?”.
“Sì, vorrei conquistarlo con un bacio, un bacio perfetto che irradia l’amore. E’ l’unico grande regalo che chiedo al Natale del 2016”.
“Un bacio che stimoli tutto il tuo corpo oppure quello che tocca la tua anima o entrambe le cose?”.
“Entrambe le cose, se deve esser perfetto” rispose Amanda “Ma non so se esista davvero. Forse è solo un nome, un bel nome, o forse un’aspirazione, un miraggio, non essendo di questo mondo la perfezione”.
“La leggenda narra… ” proseguì la chiromante con una cantilena adatta ad accompagnare parole imparate a memoria “narra di un bacio, che era quello promesso dalle sirene a Ulisse. Ma non era un vero bacio perfetto: era l’arte sopraffina, quella della seduzione, che consentiva a quelle donne di pesce codate di nutrirsi dei poveri marinai che, sventurati, si imbattevano nel loro canto soave”.
“Qual è dunque il vero bacio perfetto?”.
“Amor che nullo amato amor perdona… lui sì, l’Amore, può dare il contributo e la giusta via nella ricerca del bacio perfetto nel giorno di Natale. Il santo graal degli amanti è una ricerca estenuante e difficoltosa e, raramente, porta a trovare quel bacio tanto raro. Si racconta poi che Orlando abbandonò il suo senno quando perse il sapore di quel bacio e che la Luna raccolse quanto di saggio aveva perduto! Perciò la tua ricerca può essere anche pericolosa e fonte di travagli nel corpo e nella mente. La prima domanda che ti devo fare è allora: Vuoi davvero trovare il bacio perfetto? Sei disposta a mettere in gioco la tua stessa anima?”.
“Sì, lo sono!” disse Amanda serrando gli occhi per rivedere, con la memoria della mente, il viso e il sorriso del suo Angelo.
“Bene, preparati ad addentrarti nei sinuosi meandri della fantasia e dei sogni, dove forse si trova nascosto! Alza lo sguardo alla stella cometa, ma se non hai paura del senso di vuoto che si respira nella Luna, se non hai paura dell’esilio dell’anima dal tuo corpo, del senso di freddo implacabile, allora tieni pure chiusi gli occhi, il viaggio è cominciato”.
Amanda riuscì ad allungare le gambe e ad assumere una posizione più comoda. Si rilassò mentre la sua mentore la preparava.
La vecchia distese le sue braccia e strinse le spalle della giovane donna come per creare una simbiosi. Quindi proseguì: “La prima cosa da capire è che non esiste il luogo del bacio perfetto. O per lo meno il posto fisico, fosse esso un piccolo paese di montagna, con i suoi tetti di scura ardesia, piuttosto che un grigio palazzo privo di stile in città. In ogni angolo esso può celarsi, così come in nessun posto del mondo conosciuto”.
“Ma allora dove si nasconde?” Amanda era confusa ma suadente come ogni giovane donna pronta per l’amore.
“Eppure è così semplice!” concluse la chiromante “Non si trova fuori di noi, ma alberga dentro il nostro ardore. E’ lì da sempre, non si è mai mosso, o non ancora, se mai lo hai trovato. Dorme nel suo giaciglio di rose, senza far rumore, tanto che ad ascoltarlo sentiresti solo il cuore tuo che batte, ma non il suo respiro. Ma se non lo senti, né puoi vederlo, è facile dubitare della sua stessa esistenza e, allora, ecco che già c’è chi rinuncia alla sua ricerca. Nessuno ama rincorrere fantasmi, piuttosto è preferibile fuggire da essi. Ma il bacio perfetto esiste davvero. Non fermarti alla prima difficoltà e chiama sogni quei fantasmi!”.
Quando Amanda riaprì gli occhi, la chiromante era scomparsa. Al suo posto era rimasto soltanto un alberello di Natale evanescente. Da un locale proveniva la musica di una canzonetta: Nella grande tartaruga con i tetti a scaglie grigie si rincorrono gli odori, i colori e le sottane, nel gran ventre del paese ci son posti che sono strani certe volte anche per me…
Un po’ stordita, si rese di nuovo conto di essere seduta tra la gente della notte di Natale, ma non dimenticò la morale del bacio perfetto che le era stata spiegata. Amanda aveva capito che il bacio perfetto è nei nostri sogni come nei propri sogni era quell’uomo perfetto che si chiamava Angelo. Si alzò, si tolse le scarpe da sera, e ritornò sui suoi passi. Mentre il campanile di Santa Maria del Carmine batteva i rintocchi della mezzanotte, mosse i suoi piedi intirizziti con moderata fretta perché sapeva che, in quella notte di Natale, avrebbe dovuto… sognare.