Roberta è bellissima. Non riesco a guardare la sua coda di cavallo bionda e lunga, senza provare un fremito tutte le volte che le sfiora il sedere, stretto in uno dei suoi costumini scintillanti. Non so se mi piace di più quando indossa quello rosso o quello azzurro, fermo restando che anche gli altri la rendono incantevole.
Temo che mi si fermi il cuore, quando mi guarda e sorride, con quella perfetta chiostra di denti circondata da labbra piene e madreperlate. Credo di volare quando pronuncia il mio nome con il suo lieve accento di donna dell’Est: “Xavier…”
Mi fa impazzire la sua arrendevolezza. La sua eleganza mentre si sottopone alle mie prove, mentre strega il pubblico che, ne sono sicuro, è affascinato al pari di me.
Passano in secondo piano la mia fama, la mia gloria. Il mio nome: Xavier Royal. Il più grande illusionista vivente. Quello che più si è avvicinato alle acrobazie di Houdini, anzi, lo ha superato, come ho letto su molti giornali. Quello che però tanti non sanno è che avere una buona collaboratrice è fondamentale per chi fa questo mestiere. Ecco perché Roberta ha dovuto superare criteri di selezione ardui, prima di diventare la mia assistente.
Il pubblico del “Joie de Vivre” è in delirio. Non conto più i cori di “Oooh!” che seguono ogni numero, le mie orecchie traboccano per gli applausi infiniti. È un’apoteosi. Qualcuno lancia rose sul palcoscenico. Ai tavolini riesco a scorgere, nella generale oscurità, coppe di cristallo che si toccano e si alzano, liberando mille voluttuose bollicine che come minuscoli diamanti punteggiano il buio. Le donne mi adorano, gli uomini mi invidiano. Mi aggiusto il papillon mentre mi appresto a fare l’ennesimo inchino. Sento sguardi inebriati camminarmi addosso, non mi dà più fastidio il sudore che mi cola dal viso truccato. Assaporo la celebrità e indico con la mano fasciata in un guanto bianco la mia bellissima Roberta, che incrocia le lunghe gambe affusolate per prodursi a sua volta in un inchino. Io, che la vedo da vicino, ho il privilegio di notare le sue ciglia evidenziate dal mascara mentre si allungano sotto alle palpebre chiuse per un attimo, per rialzarsi sopra ai suoi spalancati ed infiniti occhi azzurri. Tutti vedono che Roberta è perfetta. Assolutamente perfetta. La vita è perfetta.
Non manca molto. Meno male. Tra breve avrò il mondo ai miei piedi. Tutti saranno più adoranti di prima. Pronti ad eleggere il nuovo astro della magia. Dell’illusionismo. Un astro senza precedenti. Perché bellissimo. Perché donna.
Roberta Yamirova.
Mi vedo adesso, riflessa nello specchio con indosso solo un paio di alti stivali di lucida pelle bianca. Mi avvolgo in un lungo cappotto di cachemire bianco e capisco che gli uomini, e perché no, anche le donne, non possono non innamorarsi di me.
Già tra poco Xavier Royal non sarà che uno sbiadito ricordo nel firmamento dei maghi. L’ho seguito, ho imparato molto da lui, ho sfruttato la venerazione che aveva per me. Ma tutto ha uno scopo nella vita, nessuno fa niente per niente. Vero, sono pagata bene. Ma non mi basta. Sono nata per la fama e so di potercela fare.
Mi ha sempre lasciato fare prove su prove, nella sua casa-castello, anche senza di lui. E io non ho certo perso tempo. Mi sono inventata qualcosa di rivoluzionario, per affascinare il pubblico. Se l’illusionista è donna, allora l’assistente dovrà essere un uomo. Un bellissimo giovane, naturalmente.
Non è facile trovare un uomo che sia disposto a lavorare per te, non in un mestiere come questo, in cui l’illusionista è all’apice della fama e l’assistente riceve solo applausi, rimanendo sempre in secondo piano. Però so sedurre e quindi non sono mancati i giovani assurdamente e stupidamente innamorati che strisciavano ad un mio cenno. Li sceglievo tra bellissimi immigrati, senza arte né parte, desiderosi di soldi, ma anche di amore. Cui non pareva vero che una come me si interessasse a loro e gli offrisse un lavoro. Però, se non sono ancora arrivata dove voglio, è colpa loro. Sono talmente innamorati che non capiscono più niente e diventano pasticcioni. Questo è intollerabile, l’illusionismo richiede perfezione.
Il problema è che quando li volevo scaricare, piantavano un sacco di grane. Diventavano capricciosi, lagnosi, appiccicosi. Non potevo certo continuare così. Quindi ho risolto la questione alla radice.
Per esempio, domani assumerò Zethan, bellissimo armeno, sperando che sia la volta buona. Ma devo liberarmi di Esteban, il flessuoso gitano che mi fa da assistente al momento. Stasera farò altre prove con lui.
Ovviamente ci sarà anche il numero dell’uomo segato. Attenzione, non segato solo in due, ma in più pezzi. Cominciando sempre dalla vita, naturalmente. Certo stasera Esteban urlerà, quando comincerò. Ma non lo sentirà nessuno e non fermerò la sega per lui. Sarebbe ingiusto trattarlo diversamente dagli altri ragazzi che, a sua insaputa, sono sempre stati presenti nella stanza delle prove. Rinchiusi in tanti sacchetti e murati dietro agli spessi lastroni delle pareti.
Ma adesso mi devo sbrigare, per arrivare al castello e cambiarmi. Non posso certo macchiare il cappotto.