"Acqua" di Gabriele Tarelli


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Sono le quindici e trenta: sono in bagno da più di dieci minuti.

Piove e non ho voglia di uscire.

Amo l’acqua. Lei si sa adattare sempre, riempie; io no.

E’ proibito fumare in casa.

Sto fumando, in bagno. Faccio cadere la cenere nel bidet, lì accanto. Al contatto con l’umido acquista un colore grigio più intenso e, perdendo in leggerezza, si gonfia. Comunque si aggrappa alle rotondità del bordo bianco.

Penso al pallore di Luxis, al suo iride grigio e a come l’abbraccio: unica similitudine è l’aggrapparsi e il gonfiarsi.

Il mio bidet ha il getto direzionabile. Con le dita sposto il beccuccio a destra e a sinistra, in alto e in basso così da non lasciare tracce della mia disobbedienza. Gioco e penso. Mi rilasso. L’ultimo resto di cenere, in alto sulla sponda ovest del bidet, sembra irraggiungibile: l’acqua non riesce a inglobarlo, a farlo defluire come è accaduto per gli altri. Allora devio il getto sulla parete est del bidet: l’acqua gioca di sponda e lo avviluppa trascinandolo nel gorgo, per sempre.

Sono sazio delle mie strategie e penso che l’acume sta negli spruzzi e che i disegni della vita sono infiniti, proprio come le possibilità.

Luca, ti muovi? dobbiamo andare: è tardi.

Si, si sto uscendo, sono pronto.

Apro tutti i rubinetti del bagno dando a ciascuno una temperatura differente. I loro suoni hanno un sesso che ora mi manca: l’acqua fredda è sorda, la calda è briosa, umida. Il benessere dipende dalla temperatura esterna. Luxis a volte è fredda, ha la pelle fredda e questo fa la differenza…

Luca, io sto andando, non voglio fare tardi.

Metto un dito nel buco del rubinetto: l’acqua non si ferma, schizza da tutte le micro fessure e incazzata sibila. Il bagno ora è bagnato.

Lucaaa, mi stai facendo innervosire guarda che vado veramente, ti do tre minuti… massimo.

Avete mai provato a guardare l’acqua da vicino, mentre sgorga dal rubinetto? Intendo dire: vi siete mai messi sotto il getto con l’occhio aperto? Ci vuole coraggio e bisogna farlo con l’acqua non troppo fredda o appena tiepida. Chissà perché si dice aprire l’acqua….

Un tuono sulla porta mi blocca: Luca che cazzo stai facendo?

Amore, sto …. finendo, non senti che sto aprendo l’acqua?

Dovresti chiuderla e uscire da quel bagno….

Sì, sì, sì … aspetta un secondo ….Lux … LLucisss? perché … perché l’acqua ha fretta di uscire come te?

Ma sei deficiente? … avresti bisogno di un lavaggio del cervello… coglione!

E’ vero, quando l’acqua atterra sull’occhio è come un lavaggio del cervello …

Grazie cara ….

Adesso sfondo la porta e ti spacco la faccia …

Apro il rubinetto del lavabo e l’acqua sgorga caldissima. Lo specchio istantaneamente si riempie di opacità. Mi viene in mente la prima volta che toccai un sesso femminile bagnato: la mia mente fu come ora è lo specchio; un tulle bianco a maglia strettissima si era inserito tra il mio iride e il mondo: al di qua tutto si era spalancato. Avrei voluto essere al di là.

Lucis arrivoo… mi sto lavando le dita!

Apro la finestra per far uscire la puzza di fumo.

Ora tengo le mani a pigna: sento le gocce della pioggia infilarsi nelle maniche della camicia. Perché sono così tante? Perché così sottili da essere anch’esse permeabili a se stesse? Si riconoscono? Saranno tristi come me che non voglio uscire? Vorrei essere un tetto, no anzi, una grande foglia frastagliata che vibra agli impatti.

Le guardo e sono quella goccia che cade, che si rispecchia nel tuffo in quelle vicine. Vedo il mondo colorato che transita in caduta. Come un viaggio nel futuro. Vorrei poter dire: “sono impegnato… poi vi dirò”. Un viaggio senza ritorno, una bugia: la più grossa, la più bella, la più infantile.

Lucaaa ……….

Guardo ancora fuori. Linee interrotte, minuscole bacchette di cristallo: sembrano tanti passanti per le infradito. Vorrei camminare sospeso con queste magiche ciabattine.

Lucisss…sssenti… non scorre più l’acqua … un secondo… guarda, sono già… quasi fuori …

Sono tutte in fila, velocissime, determinate nell’esibirsi nel tuffo finale. Si frantumano, a medusa capovolta, dividendosi per un’ultima istantanea replica. Vogliono ritornare ?

Luca … dove hai messo le chiavi della macchina?

Ce ne sono alcune più grosse e più veloci, come fanno a non tamponarsi?

Le ho io.

Buttamele, … Fuori … Subito!

A chi non è successo da piccolo di ridere mentre bevi? Il ricordo dell’acqua che esce da te, dal naso, con dolore: come fai a trattenere l’acqua e la felicità?

Chiudo tutto.

La serratura scatta. Esco dal bagno con sorriso, camicia bagnata e desiderio.

Abbraccio con forza Lucis per bloccarla. Le sussurro in un orecchio: vorrei essere una goccia sulle labbra per le parole che verranno.

Il pomeriggio è stato un delirio di piacere: in macchina ho arato tutte le pozzanghere.


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