“Allenamento fuorilegge” di Stefano Gerosa


 

Come ogni giovedì pomeriggio la mia squadra ed io, in sella alle nostre biciclette, ci allenavamo sulle strade della Brianza, insieme a Carlo il nostro allenatore.
Disposti in modo ordinato, stavamo affrontando come al solito una leggera salita; ma ecco spuntare da un lato un agente della Pubblica Sicurezza intento ad agitare la sua paletta mentre ci chiedeva di accostare.
L’ufficiale si rivolse in modo autoritario a Carlo: ”Voi ciclisti dovreste utilizzare la pista ciclabile come scritto nel Codice della strada”.
Carlo rispose ”Come facciamo ad utilizzarla?
E’ ormai prossima a finire in condizioni pietose, priva com’è di manutenzione e pulizia.
Metterei a rischio la vita dei miei atleti: viaggiare a 40 kmh lì non è possibile”.

A seguito di questa risposta, l’agente chiese a Carlo con tono acceso i documenti.
Noi assistevamo increduli a ciò che stava accadendo, non ci era mai capitato in più di tre anni di esperienza; non capivamo il motivo per il quale fossimo stati fermati in quanto i ciclisti professionisti, che utilizzano bici da corsa e viaggiano quindi a velocità sostenute, non utilizzano mai le piste ciclabili, poiché, nella maggior parte dei casi, sono sporche e con manto stradale irregolare, completamente inadatte ad allenamenti a velocità sostenuta; invece potrebbero essere utilizzate dalle famiglie con i bambini o da sportivi in autonomia per correre. Certamente non sono adatte ai giovani corridori come noi.
L’agente oramai su tutte le furie per le insistenze di Carlo, che dal suo punto di vista cercava di ottenere ragione, insieme al collega si appoggiò sul baule della volante e incominciò a compilare i moduli per l’infrazione. Carlo continuava in tutti i modi a fargli comprendere l’errore che stava commettendo, ma non c’è stato proprio nulla da fare.
Era come una lotta tra Davide e Golia.
Ad un certo punto l’agente si rivolse a noi con tono autoritario e irritato: ”Tu tu e tu datemi i vostri documenti”
Ovviamente nessuno – compreso il sottoscritto – li aveva con sé dato che si sarebbero sciupati stando nella tasca del giubbino.

A quel punto hanno dovuto comunque dettare all’agente i dati personali e, come se non bastasse,  lui sembrava prendersi gioco di loro facendo finta di non comprendere i nomi né il luogo di residenza. Invece, il mio compagno Federico ed io siamo stati gli unici a non dover fornire i dati richiesti.
Dopo circa una mezz’ora, quando gli agenti terminarono finalmente di scrivere, consegnarono a Carlo ben cinque multe per un totale di 175 euro, che dovranno essere pagati entro un tempo limite per poter aver un leggero sconto sulla sanzione.
Lo stupore di noi tutti era alle stelle, ma maggiore risultava la rabbia del nostro Carlo: ”Nei miei 35 anni di ciclismo, mai mi era successa una cosa simile”.
Oltre alla multa, il danno: allenamento saltato; su 80 km che avremmo dovuto fare, ne abbiamo percorsi solo 35 e un pomeriggio è stato perso.
Se lo avessi saputo sarei rimasto tranquillamente a casa a studiare per la verifica di Italiano.
Dopo due settimane dall’accaduto ancora non ho capito chi avesse ragione: ho letto l’articolo 12 del Capo II nel Decreto Ministeriale N. 557 del 30/11/1999 emesso dal Ministero dei lavori pubblici e pubblicato sulla G.U. n. 225 del 26/09/2000. E’ il Regolamento per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili .
L’ articolo dice che:
“1. Sulle piste ciclabili deve essere curata al massimo la regolarità delle superfici per garantire condizioni di agevole transito ai ciclisti, specialmente con riferimento alle pavimentazioni realizzate con elementi autobloccanti.
2. Sulle piste ciclabili non e’ consentita la presenza di griglie di raccolta delle acque con elementi principali paralleli all’asse delle piste stesse, ne’ con elementi trasversali tali da determinare difficoltà di transito ai ciclisti”.
La legge sembra chiara su questo punto.
Tuttavia andrebbe rivista:  come si fa a rispettarla se molte volte le piste ciclabili nel nostro Paese non sono presenti per decine e decine di km?
Quando sono tracciate, appaiono malconce e prive di manutenzione, divenendo pericolose per coloro che le percorrono, per questo motivo, non è facile vedere un ciclista che viaggia su di esse, dato che sarebbe troppo pericoloso per lui e per gli altri.
Insomma il solito fatto all’italiana.
Giudicate un po’ voi da che parte stare.
 

 

 

 

 

 


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