by Elisabetta Miari

RACCONTI

“Onore al dio Sobek” di Rino Casazza

Appena messo piede nel salone, l’Ispettore Capo Paolo Betti provò un senso di disagio. Gli sembrava che le innumerevoli figure umane con testa ferina lì raccolte – statue, statuette, bassorilievi, dipinti, ceramiche, affreschi murali e quant’altro – lo scrutassero ostili. Quanto al bieco muso di coccodrillo con le fauci socchiuse

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“Lame assassine” di Roberto Mistretta

La porta dell’ufficio del maresciallo Bonanno si aprì di botto e il brigadiere Attilio Steppani irruppe con stampata in faccia la mala notizia. “Hanno trovato a uno macellato!” “Che t’inventi, Steppà?” disse Bonano. “In contrada “Tana di volpe”. Preparo la jeep?” “Chi lo segnalò?” “Marescià, in quella zona bazzicano solo

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Marina Bertamoni

Marina Bertamoni è nata a Milano il 10 Settembre 1961. Laureata in Scienze Geologiche, lavora in una Multinazionale dell’energia. Vive con la sua famiglia a Vizzolo Predabissi, in provincia di Milano. Da sempre appassionata di letteratura gialla e thriller, da una decina di anni scrive romanzi e racconti del genere,

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“Mai abbastanza” di Marina Bertamoni”

La serata è calda, per essere la fine di ottobre. Una nebbiolina leggera, lieve come un velo da sposa, si alza in batuffoli lanuginosi, invadendo a banchi la via Emilia. Da una luna grande e gialla piove una luce tiepida, che illumina i campi deserti, dissodati di fresco. Frambelli e

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“Come una coppa di champagne” di Roberto Mistretta

L’umido sale dal fiume e penetra nelle ossa. Amo le notti invernali, rendono la vita interessante e mi fanno sentire vivo come non mi accadeva da tempo. Dev’essere il contrasto col calore buono del fuoco. Ho voglia di brindare all’anno nuovo. Una coppa di champagne per festeggiare la vita. Non

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“Adina” di Maria Teresa Valle

  -Mamma, pronto, mamma, come va? -Bene, come vuoi che vada? E tu? -Io bene. Senti, passo stasera a farti un saluto, ok? Così parliamo un po’ di quella faccenda… -Guarda che se vieni per parlare di quella fissazione che hai della badante non ti apro neppure la porta. -Va

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“Duecentosei bare” di Roberto Carboni

  Apre gli occhi e grida. Urla, si dimena, batte la testa. Strilla finché le corde vocali non le si sono sfibrate e dalla sua bocca esce solo un gemito. Ma continua a sgolarsi isterica. E allora sembra un film muto, di quelli spaventosi. Gli occhi sgranati, venati, le narici

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“La panchina verde” di Luigi Guicciardi

Lo conoscevo bene, ormai. Alto, magro, poco più di quarant’anni; sempre in giacca e cravatta. Usciva di casa alle tre, ogni volta che l’ho visto, fino alla fine dell’estate, prima che cominciasse a piovere: dalla villa di fronte al parco, quella coi pilastri viola e col giardino attorno. Faceva sì

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