"La Tarantola" di Christiano Cerasola


  1. la tarantola

 

Adriano aspettava lì fermo, in macchina, col motore acceso.

Teneva l’aria condizionata al massimo, perche sapeva che lei soffriva il caldo, spazzolava il sedile che l’avrebbe accolta tra pochi istanti.

Lei era in ritardo, lo era sempre.

Di proposito si faceva aspettare, come per ricordargli chi era che decideva, chi scandiva il tempo, chi sceglieva, chi comandava.

Adriano attendeva, con le mani sudaticce e le pupille dilatate, il suo amore.

Si osservava a intermittenza nello specchietto retrovisore che gli ricordò di come era fatto. Adriano detestava i suoi pochi capelli, le rughe attorno agli occhi, le guance molli e le sue labbra sottili.

Odiava di essere prigioniero del suo corpo e si struggeva l’anima di non riuscire a piacere alla sua donna.

Adriano si curava, cercava di mantenersi giovane, si vestiva bene, tentava di darsi un tono e di sopperire alla sua mancanza affilando le armi della simpatia o del carisma, ma niente.

Spesso si rifugiava nel proprio bagno e, con la porta chiusa a chiave, si corrucciava di fronte allo specchio. Si faceva domande alle quali non voleva rispondere, ignorava la realtà, guardava altrove, si concentrava su inezie, pur di non darsi la soluzione.

Quando uscivano assieme, lui si faceva da parte, non voleva esserle d’intralcio, non desiderava brillare di luce riflessa e lasciava la sua amata risplendere, da sola. Le camminava un passo indietro e le lasciava spazio, rispettava il ruolo di chi era nata per essere protagonista.

E lei brillava, irretiva chiunque, ammaliava tutti, era venuta al mondo per questo. Dominava, attirava, affascinava, flirtava, tradiva.

Lui sapeva e taceva, accettava e perdonava, amava in silenzio. E soffriva.

Lei era bella e cattiva, come solo le donne vendicative sanno esserlo. Lo era con tutti: con chi decideva di usare e con chi sceglieva di farsi amare. Malvagia.

Adriano le si era avvicinato  con timidezza, in una sera d’inverno lei aveva acconsentito alla sua corte e lo aveva illuso di ascoltarlo, il calice di vino rosso aveva fluidificato quella pantomima.

Adriano le regalò i vini più pregiati, le bottiglie più costose, i soldi sudati e il tempo, per dilatare quell’attimo.

Ma non riuscì.

Subito lei si rivelò per quello che era, già dal giorno dopo.

E lui sprofondò, e capitolò, come un inerme insetto nella morsa di una tarantola.

Una farfalla imprigionata, un pesce piccolo nella rete, un cardellino impallinato, un topo nella trappola.

Un uomo innamorato.


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