Ore 14 di un sabato pomeriggio di fine estate. La signora Teresa stava comodamente seduta in poltrona a guardare la televisione. Ad un tratto un’ombra oscura le si avvicina, e le si siede accanto.
“Ciao, ti aspettavo” furono le parole con cui Teresa accolse l’ospite.
“Mi aspettavi? Sapevi sarebbe toccato a te?”
“Quando si ha la mia età ogni secondo vissuto è una conquista”
“Sappi che non è nulla di personale, è il mio lavoro”
“Nessun rancore, tranquilla. Ma il forte odore di zolfo che sentivo in questi ultimi istanti era dovuto al tuo arrivo?”
“Quando mi avvicino emano un odore di zolfo che diventa sempre più forte. L’olfatto umano lo percepisce pochi secondi prima del mio arrivo”
“Sarà doloroso?”
“Niente affatto, direi di sbrigarci”
“Ok”
Appena ottenuto il consenso l’ombra oscura si sporse sulla signora Teresa e le schioccò un bacio sulle labbra. Il corpo di Teresa restò esanime sul divano.
Alla scena e al dialogo aveva assistito Alberto Pitagora scienziato noto a livello internazionale nonché figlio di colei che un tempo era una pimpante donna ed ora giaceva priva di vita sul divano.
E li ci restò perché il figlio si rinchiuse nel suo studio subito dopo quell’inverosimile scena a cui aveva assistito. Lavorò incessantemente per giorni e giorni.
Fino a quando un incredibile grido di esultanza segnò la fine dei lavori.
Telefonò immediatamente alla sede della presidenza del Consiglio, aveva più volte risolto i problemi del capo del governo con le sue scoperte e invenzioni al punto che godeva di un canale preferenziale.
Si mise d’accordo con la segretaria d’ufficio e ottenne un incontro immediato per il pomeriggio del giorno successivo.
L’incontro era fissato per le 15 e Pitagora si presentò con abbondante anticipo.
Stava nella sala d’aspetto del Viminale ed una segretaria lo avvicinò.
“Lei ha appuntamento con il premier?”
“Si, per le 15”
“E’ in anticipo, manca più di un’ora. Il nostro premier è sempre molto impegnato. Vedrò se può riceverla”. Strani gridolini e risate uscivano dall’ufficio del primo ministro ma la segretaria sembrava non prestarci attenzione. Aprì la porta in modo che non si vedesse all’interno ed entrò.
Un paio di minuti dopo uscirono tre ragazzine sorridenti ma della segretaria nessuna traccia. Solamente 15 minuti dopo la segretaria rifece capolino vistosamente spettinata e vestita alla benemeglio.
“Il premier è pronto a riceverla”.
Alberto Pitagora avanzò con passo deciso, si fermò davanti alla porta, rivolse uno sguardo alla segretaria che gli fece cenno di entrare. Rassicurato dal nulla osta ricevuto, trasse un profondo respiro e si accorse con sgomento che non sapeva come avrebbe cominciato il discorso. Ma ormai era in gioco. Aprì la porta e la figura minuta dell’onorevole Pier Fantoni lo accolse, dalla poltrona dietro la scrivania, con un fintissimo sorriso 50 denti. Dovete sapere che le manie di grandezza di Fantoni l’hanno portato a farsi fabbricare dal miglior dentista italiano una dentiera con più denti della comune dentatura umana.
“Pitagora, che piacere rivederla. Dopo che mi ha risolto quel problemino ho sempre tempo per lei”
“Bene onorevole, mi fa piacere sentirglielo dire perché ho da proporle qualcosa di unico. Ho trovato un modo per fottere la morte”
“In effetti la morte manca al mio appello, non l’ho mai fottuta. Mi dica, è brava?”
“Non in quel senso! Intendo che è possibile prevenire l’arrivo della morte”
“Diventeremo eterni quindi?” chiese morbosamente l’onorevole.
“Non proprio. Le spiego. In circostanze quasi paranormali, che non le racconto in quanto potrei perdere di credibilità, sono venuto a conoscenza di un segreto della nera signora. Il suo arrivo viene preceduto da un odore di zolfo. Purtroppo quando la vittima sente quest’odore è troppo tardi per ravvedersi ed evitarla. Ma se fosse possibile sentire con abbondante anticipo la Morte avvicinarsi lo scenario cambierebbe”
“Ed è possibile?”
“Ho creato questo dispositivo capace di captare l’odore dello zolfo anche se presente in piccolissima quantità nell’aria. Appena ne capta la presenza parte un allarme sonoro. Ovviamente prima o poi la vecchiaia ci consumerà e dovremo comunque gettarci tra le braccia della morte ma risolveremmo molti problemi. Basta morti giovanili ad esempio, addio alle morti bianche…”
“Molto ingegnoso ma non sono interessato, io sono anziano e non trovo utile quell’oggetto”
“A breve ci saranno le nuove elezioni e la sponsorizzazione e autorizzazione alla produzione di questo apparecchietto le potrebbe portare voti utili alla rielezione”.
Gli occhi di Fantoni si illuminarono “Cosa fa ancora lì? Depositi il brevetto. Io mi occupo della produzione” prese la cornetta ma un barlume di lucidità lo portò a riagganciare subito “ma lei l’ha testata la sua invenzione?”
“Non ancora, non saprei come fare”
“Io un’idea ce l’avrei. Andiamo” e uscirono entrambi dall’ufficio.
Qualche ora dopo tutti e due si trovavano a bordo di un elicottero. Fantoni era tutto un gesticolare e dialogare con entusiasmo.
“Adesso il nostro volontario si butterà da quest’altezza senza paracadute e quando il suo oggettino segnalerà la presenza della morte noi faremo in modo che il nostro eroe abbia un atterraggio morbido” spiegò Fantoni
“Io no essere volontarioso, lei detto me dare permesso di soggiorno se fare questo”
“Certo, certo. Lo avrai. Pitagora consegni il rivelatore al nostro tester e lo azioni”
Non appena l’apparecchio toccò le mani del “volontario” emise subito lunghi e acuti beep.
“Incredibile, segnala già la presenza della morte prima ancora di effettuare il lancio. E’ bastato che il nostro amico si mettesse davanti al portellone aperto. E’ tarato a livelli altissimi, meglio di quanto pensassi” esclamò tutto eccitato Pitagora.
“Quindi io non serve che saltare, evitare follia” ma lo straniero non fece in tempo ad esultare che ricevette un calcione da Fantoni che lo fece uscire dal portellone e precipitare nel vuoto.
“Ma non era più necessario”
“Lei è uno scienziato, non può capire. Era necessario ai fini della pubblicità”.
L’apparecchio fu subito prodotto in grandi quantità, presentato al pubblico con una gigantesca conferenza stampa tenuta da Fantoni e Pitagora e messo sul mercato con il nome di “Morimai”. Il tutto in meno di tre settimane.
Le vendite andarono a gonfie vele, moltissime persone giravano con in mano o in tasca un apparecchio sferico con le dimensioni di una pallina da ping pong e con fori che erano parte di un sistema di riconoscimento olfattivo.
I dati ufficiali che venivano da Montecittorio segnalavano una diminuzione degli incidenti stradali del 150%, la percentuale può sembrare non corretta ma fu proprio quella resa pubblica. La forza dell’abitudine aveva portato a ritoccare anche questo dato che non ne necessitava.
In effetti il “Morimai” funzionava magnificamente.
Le stragi del sabato sera furono evitate perché non appena il pericolo di morte era in agguato un beep riportava tutti alla prudenza. Stesso ragionamento valeva per le morti sul lavoro, gli infarti e anche la contrazione di malattie mortali era quasi ridotta a 0.
Tutta Italia aveva ormai arricchito le casse dello stato acquistando questo prodotto. Anche il conto corrente di Pitagora non piangeva. L’obbiettivo era quella di esportare l’oggetto in tutto il mondo o parte di esso. Vennero contattati tutti i più grandi esponenti mondiali. I primi a rispondere furono i paesi africani che dopo un summit di un paio di giorni presero una decisione che fu spiegata in questo in questo fax inviato al Quirinale: “Non ce ne frega un cazzo stop”. Secondo le fonti ufficiali che riportarono la notizia, invece, la risposta era una commuovente lettera in cui il popolo africano ringraziava immensamente l’onorevole Fantoni per aver pensato anche a loro e lo ringraziavano anche per le missioni di pace violente mandate dallo stesso nei loro paesi. La verità stava nel fatto che gran parte dei popoli africani avevano ritenuto inopportuno importare un oggetto che potesse allontanare quel qualcosa che dai popoli più poveri era vista come una speranza.
Ma fu uno dei pochi rifiuti che “Morimai” ricevette. Pian piano l’apparecchio si diffuse e la considerazione dell’Italia ebbe una vertiginosa impennata. Addirittura gli Stati Uniti, dall’alto del loro egocentrismo e della loro spocchia, riconobbero al Bel Paese il merito per aver creduto nell’invenzione che probabilmente cambierà la vita del pianeta.
Ma furono proprio i nordamericani ad avere problemi con “Morimai”. In quel momento l’esercito era impegnato in 250 guerre ed in 1500 finte guerre queste ultime tenute in luoghi segretissimi. Troppi statunitensi volevano giocare alla guerra e quelli in esubero venivano mandati a sfogare la loro ira in scenari di cartapesta contro nemici presi fra criminali, malati di mente, anziani e afroamericani.
Con l’arrivo di “Morimai” nell’esercito le guerre ebbero uno stand by, perchè appena si avvertiva il pericolo di morte, si andava in ritirata. Le imprese di armi americane non vendevano, il petrolio restava ai paesi che l’avevano e l’economia statunitense crollò con ripercussioni sull’economia mondiale.
“Morimai” fu così immediatamente bandito dall’esercito e non fu facile convincere i soldati a restituire il dispositivo in loro possesso, almeno questo secondo il Pentagono. Alcuni presenti ad una riunione di un commilitone riportano questo versione:
Il generale si rivolse ai suoi sottoposti con tono perentorio “I militari sono pregati di mettere il loro “Morimai” nel cestino che faremo passare tra di voi”
“Non lo faremo mai” risposero i valorosi combattenti
“Rambo non aveva paura della morte. Lui il “Morimai” lo infilerebbe nel culo ai nemici” gridò con voce orgogliosa il generale.
“Rambo è un Dio, Rambo è l’America, Rambo son io, Rambo è tua moglie fica” risposero i soldati con una lacrima che scendeva dai loro occhi pensando al loro eroe ma anche alla moglie del generale che il marito teneva da qualche tempo chiusa in casa. Subito tutti loro consegnarono il dispositivo.
Il Vaticano non poteva stare zitto anche perchè non lo è stato mai. Non accettava che un apparecchio del calibro di “Morimai” spopolasse e durante l’Angelus domenicale il Papa si rivolse ai fedeli:n”Fratelli, in questi giorni vediamo spopolare oggetti di Satana, che vuole evitare a voi di raggiungere il nostro Signore quando ci chiama. E’ assolutamente vergognoso che anche voi, fedeli, vi siate fatti accecare dalla promessa di lunga vita” e con tono sempre più inferocito “Come potete pensare che Dio possa donarvi l’accesso in paradiso se voi l’avete respinto e rinviato…” una serie di beep interruppe il pontefice.
“Sua santità il suo Morimai segnala il pericolo, se non si calma è a rischio infarto” fece notare il segretario del Papa.
Il pontefice sorrise e continuò il suo predicozzo con toni più pacati.
Erano passati 3 mesi da quando Alberto Pitagora aveva lavorato al suo fortunato progetto e d’allora non era mai più tornato a casa. Sentiva che avrebbe dovuto farlo ma si era dimenticato il perchè. Ogni volta aveva una riunione, un meeting o una cena importante. Anche in quel momento si trovava alla guida della sua auto per incontrare un ricco industriale a cui “Morimai” aveva salvato la vita due volte e voleva firmare un testamento dove avrebbe lasciato tutto a Pitagora meritevole di avergli permesso di vivere più a lungo.
Ad un tratto il suo Morimai prese a suonare, Alberto decellerò, ma il beep continuava. Si fermò in parte ma il pericolo continuava secondo la sua invenzione. Ad un tratto la Morte apparì sul sedile del passeggero.
“Non temere, non è la tua ora. E’ una visita di cortesia”
“Cosa vuoi, complimentarti con me anche tu? Ti riduco il lavoro?”
“Era un lavoro che facevo volentieri e che andava fatto”
“Sei venuta a lamentarti quindi. Mi dispiace, ma il mondo apprezza. Se hai del tempo libero puoi cercarti un altro lavoro. Sei una bella donna, non pensavo. Ti metti in parte ad una strada e qualcuno può anche darsi ti raccolga. Si fanno affari”
“Il mio lavoro me lo tengo. Ho due clienti potentissimi che si avvarranno sempre dei miei servizi”
“Mia madre dov’è andata?”
“Tua madre l’ho baciata sulla bocca, significa che il mandante era Dio. Se la sta spassando nel regno dei cieli. A proposito. Mi manda a dirti di darle una degna sepoltura visto che sono tre mesi che l’hai lasciata sul divano”.
Pitagora realizzò che in effetti se l’era completamente scordata ma non volle darle ragione e cambiò discorso “Quindi bacio sulla bocca il mandante è Dio. Belzebù invece?”
“Se il mandante è Belzebù invece prendo la mia falce e la infilo nell’antro più oscuro e nascosto della persona e spingo fino a farle uscire l’anima della bocca”
“E a me cosa tocca?”
“Non posso dirtelo. Ora vado, ma sappi che ci rivedremo. Se fossi in te comunque mi procurerei della vaselina” e detto questo sparì.
Evitare la morte all’inizio fu vissuto con leggerezza ma poi divenne una vera e proprio ossessione. Bisogna costantemente trovare quell’equilibrio perfetto per continuare a camminare lungo il filo della vita. Un imprevisto ed era facile sbilanciarsi. Molti cominciarono a chiudersi in casa ma anche li si muovevano con circospezione. Un circolo vizioso prese il via. La domanda di lavoro aumentava, l’offerta calava in quanto ritenuto troppo pericoloso. Ma questo portava le famiglie a finire i loro risparmi e ad avere bisogno di fondi altrimenti si moriva di stenti. Ed allora i padri tornarono a lavorare pregando nessun altro membro della famiglia di imitarlo nell’atto eroico. L’industria dell’automobile subì un numeroso tracollo in quanto le vetture erano viste solo come armi per la gioia degli ambientalisti. Gli sportivi lasciarono l’attività agonistica per non provare il loro fisico e questo convinse gli ex automobilisti che ora si muovevano a piedi o in bicicletta che anche la fatica poteva uccidere. Allora si cercò un compromesso. Ci si spostava con meno automobili possibili e potevano passarne un massimo di tre alla volta sulla stessa strada. Per garantire questo vennero istallati caselli all’ingresso ed all’uscita da ogni strada. In principio vi erano molti casellanti ma la paura di inquinare i polmoni con lo smog li fece sparire poco a poco. I caselli divennero così automatici. La criminalità organizzata si diede alla politica, mentre la politica continuò a dedicarsi alla criminalità organizzata ma questo circolo era precedente alla nascita di “Morimai”. Questi non furono gli unici problemi. Infatti trascorsero gli anni e la popolazione aumentava a vista d’occhio, meno di un secolo e il pianeta sarebbe diventato sovraffollato.
Dopo anni trascorsi nelle più grandi città mondiali ed in giro per l’Italia finalmente Pitagora tornò in pianta stabile a casa sua, era ormai consumato dall’età e non avrebbe più lavorato. Proprio in quel momento il suo “Morimai” prese a suonare, non sapeva come comportarsi per farlo smettere e decise di restare in attesa. La Morte gli parve di fronte.
“Chi muore si rivede”
“Non credo sia un’altra visita di piacere”
“No, purtroppo no. Purtroppo per te. Il tempo ha lasciato non pochi segni sul tuo volto. 30 anni hanno infierito”
“Sei venuta a farti beffe di me?”
“No, volevo solo ringraziarti. Sei riuscito con la tua invenzione a far morire due volte le persone. La prima rifiutando di vivere per la paura di incontrarmi che infonde “Morimai” e la seconda quando effettivamente arrivo. Ma la cosa che un po’ mi dispiace è che non c’è più quel gusto di togliere la vita a chi in realtà non l’ha mai usata”
“Immagino tu abbia ragione”
“Purtroppo ho sempre ragione io. Pensavi di potermi battere ma sono l’unica che ha sempre la certezza di vincere alla fine dei conti. Ma ora chiudiamo questa nostra diatriba. Voltati per favore”.
Pitagora diede le spalle alla Morte. Lei prese la sua falce e, dopo aver ben caricato il braccio dando potenza al colpo, la ficcò nel meandro più indecente del corpo umano e spinse con forza. Alberto trasse l’ultimo respiro ed il suo corpo andò a giacere inerme sul divano.
Poco distante lo scheletro di sua madre lo guardava con un’espressione che sembrava di beffarda rivincita.