"Cinquantatré" di Gabriele Tarelli


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– Pronto? Claudio?

– Silenzio

– Pronto? …Ci vediamo stasera con …

– Potresti dirmi almeno “ciao, come stai?”.

– Non ho ancora iniziato e già rompi i coglioni.

– Allora ciao, anzi addio!

– Dai, ti stavo solo chiedendo se ci vediamo questa sera con Gianni ed Elisabetta.

– Se mi racconti qualche cosa ok, altrimenti metto giù.

– A proposito di Elisabetta …

– Che cosa ha fatto quella stronza.

– Ma no, non mi stavo riferendo a quell’Elisabetta che conosci.

– A quale allora?

– L’altro ieri sono andato al Conti, sai, la palestra …

– Sei cretino? Andiamo alla stessa palestra da almeno dieci anni e tu …

– Ah già! Stammi a sentire! Sono entrato e ho incontrato il “terrone”.

– Quale? Ce ne sono un casino.

– Quello che ha il bar in via Trivulzio.

– Ah, quello del bar di via Procaccini.

– Sì lui, ma come hai fatto a indovinare?

– So quanto sei rincoglionito.

– Ok, carino come sempre.

– E allora?

– Allora che cosa?

– Elisabetta!

– Già! Il “terrone” mi dice che c’è Elisabetta Canalis in bagno turco.

– Cazzo, la Canalis?

– Sì. Mi ricordavo di aver già sentito quel nome da qualche parte, ma non riuscivo a collegarla a nulla di preciso. Ho pensato a una scrittrice, ma poi mi sono ricordato che era impossibile: quel terrone mica legge… e allora ho pensato a qualcuna del giro di Berlusconi, ma poi …

– Mi hai rotto i coglioni. Vai avanti. Cos’è successo dopo?

– In che senso?

– Alfredo, ti sei chiuso la testa nella porta di casa?

– Allora cosa hai fatto con la Canalis?

– Sono sceso in bagno turco, ma prima ho fatto la doccia. Puzzavo un pochino e non volevo fare brutta figura con questa Elisabetta.

– Perché, ti conosce?

– Boh, in quel momento mica lo sapevo…

– Vai avanti! Che palle!

– Sai che nel bagno turco c’è il vapore e che non si vede bene.

– Ma sei sicuro?

– Ah, già. Sì certo! Entro e mi si appannano gli occhiali.Tu entri in bagno turco con gli occhiali?

– Dovevo pur vedere la Canalis, no?

– Incollati alle labbra un megafono così magari con l’eco ti ricordi di cosa stavi parlando.

– Ok, entro e vedo… Mi sono dimenticato.

– Che cosa?

– Di dirti una cosa importante: il terrone mi aveva anche detto che era con il suo fidanzato.

– E a me cosa frega del fidanzato?

– Beh, è un dettaglio importante per riconoscerla.

– Cioè?

– Se in bagno turco ci fossero state molte donne, come facevo a riconoscerla senza sapere del fidanzato?

– Arguto! Comunque solo un pirla come te non sa chi è e soprattutto com’è fatta la Canalis.

– Già, tu sai tutto vero? Ad esempio: chi è Raul? Forza, avanti, chi è Raul?

– Ecchicazzo è questo Raul.

– Ma come, non sai chi è Raul Montanari?

– No, e non me ne frega un cazzo.

– Sei un ignorante: Raul ha scritto “Il tempo dell’innocenza” che è quel libro che ti ho regalato a Natale.

– Rasputin!

– Non l’hai ancora letto?

– Glug!

– Non ci posso credere! Dove l’hai messo? Lo rivoglio indietro: tu non sei degno nemmeno di tenerlo sul balcone.

– Infatti non tengo libri sul balcone.

– Potresti, tanto sarebbe la stessa cosa. Saresti capace di tenerli sul davanzale come le tue piante grasse che crescono da sole. Tu non sai quello che hai … compreso il sottoscritto!

– Ok l’ho regalato, subito dopo che me l’hai dato, a Elisabetta.

– Elisabetta la nostra amica? Sei un Bastardo. Sai che Raul mi ha ridato la vita?

– Ma non dire cazzate!

– Sì, Raul mi da la vita ogni volta che lo ascolto!

– E io, allora, cosa ti do?

– La certezza di essere un ignorante come te. Con te le parole sono per il novantanove virgola novecentonovantanove per cento senza senso e non portano a nulla. Ci conosciamo da una vita, ci frequentiamo da due e ti ricordo che quella volta non hai nemmeno avuto il coraggio di dirmi che hai scopato con Irene e nemmeno quello che hai sentito prima, durante e dopo. Mi hai raccontato la palla che ci avevi solo limonato, per poi aggiungere: “pensavo fosse finita”. Ti ricordo che io e lei avremmo dovuto sposarci da lì a un mese, anche se di lei in quel momento non me ne fregava ormai più nulla.

– Sempre la solita menata su quella cosa là. Ancora? Dovresti ringraziarmi per quello che ho fatto. Ti ho procurato un alibi per rimuoverla definitivamente persino dalla tua testa di cazzo. Poi cosa c’entra questa cosa con quello là, come cazzo si chiama, lo scrittore…, me lo spieghi?

– Là al corso di Raul le voci sono, esistono: ha senso ricordarle. Hanno sempre un collegamento con qualcos’altro, come se ti trovassi in un turbine d’idee che ti rimanda ad altri luoghi. Un’ora di viaggi nella memoria, nel proprio io e nelle proiezioni dell’ego degli altri. Dalla lezione esco sazio di domande, di perché. Mi sento frustrato al punto giusto, pungolato a cercare qualunque cosa… Tu invece sai tutto sulla Canalis e non ti fai nessuna domanda su dove sei o dove vorresti andare, perché tutto e tutti ti vanno bene.

– Ma ci sei? Un delirio così non me l’avevi mai fatto!

– Dimmi che sei all’ombra! Dimmelo. Dimmelo cazzo!

– Cosa c’entra l’ombra?

– Non ce la puoi fare! E’ una proiezione dell’io per dire che stai sempre nell’ombra  solo a guardare, per non partecipare a nulla, regalandoti così, gratuitamente, senza far nulla la sensazione dell’ebbrezza del sapere. In realtà sai solo quello che ti dicono gli altri come te.

– Cazzo è questo, quello che t’insegnano al corso? Aspetta che vengo anch’io! Come no!

– Mi fai pena. Anch’io mi faccio pena ed è per questo che ti voglio bene.

– Senti un po’, secondo me sei diventato bipolare. Comunque non me ne frega un cazzo delle tue menate. M’interessa solo sapere com’è andata con la Canalis.

– Ti sto parlando della mia vita, dei miei sentimenti, della mia evoluzione e tu? La Canalis, la Canalis, manco fosse questa gran figa.Mi vuoi dire che non è figa?

– Sei al di là del bene e del male, sei fuori come Artemisia, il cane sempre eccitato di Gianni. Comunque quando è entrata in bagno turco con il suo fidanzato, mi ha salutato.

– Stai scherzando?

– E cosa ti ha detto per salutarti?

– Oh cazzo cazzo cazzo, mavaffanculo non può essere vero…

– Così ti ha detto?

– E’ che mi sono accorto che …

– Di che cosa. Parla pirla!

– Cazzo cazzo, che figura di merda!

– Che cosa!

– Mi ha mandato un messaggio, mi è arrivato un suo sms!

– Ma di chi parli!

– Della Canalis!

– Ma cazzo dici.

– Ricordi quando sono andato a Singapore?

– Sì, un mese fa.

– Lì avevo comprato un cellulare che ha delle funzioni particolari e una di queste è quella del “digital copy”.

– Cioè?

– E’ una funzione che, se non la escludi, invia in automatico, all’ultimo numero memorizzato, un messaggio vocale con l’ultima decina di parole che hai appena detto. Questo succede quando pigi quel tastino di merda in basso a destra … cosa che ho fatto per sbaglio qualche minuto fa.

– E allora? Cosa c’entra la Canalis?

– Quando sono entrato in bagno turco, la Canails non era ancora entrata. C’era un sacco di gente quindi sono rimasto in piedi, anche se c’erano due, tre posti liberi. Io però volevo sedermi sulla panca più in alto come faccio sempre, e quelli erano tutti occupati. La Canalis è entrata insieme al suo uomo e poiché non l’avevo riconosciuta ero l’unico ad avere una faccia normale e le ho sorriso come faccio sempre con tutti quelli che non conosco, e lei mi ha detto “Ciao”.

– La Canalis ti ha detto “Ciao”?

– Sì perché ha capito che a me non interessano quelle perfette, anzi mi fanno un po’ di finto e allora mi ha salutato semplice.

– Quanto sei deficiente! E allora? Cosa c’entra il cell. nuovo e tutte le altre minchiate?

– Allora allora. Dopo che mi ha salutato, lei e il suo buzzi palestrato, si sono seduti e così mi sono seduto anch’io accanto a lei, tanto non mi ha acceso nulla: ero solo curioso in generale.

– E allora?

– Lui le ha detto che si sarebbero sentiti dopo sul cell. e che lui voleva andarsene da lì.

– E allora?

– Allora lei gli ha detto che non doveva chiamarla sul solito numero, ma su un altro.

– Quindi?

– Quindi lui le ha confessato che non aveva quel numero e quindi lei ha dovuto dettarglielo praticamente a voce normale. Io l’ho sentito e mi sei venuto in mente tu. Sapendo di avere una memoria del cazzo sono uscito subito dal bagno turco, sono salito di corsa al mio armadietto, l’ho aperto e ho trascritto il suo numero sul mio cell.Cosa c’entro io!

– Se vuoi il numero della Canalis sono … cinquantatré euro.

– Perché cinquantatré? Testa di cazzo!

– Perché lei ha trentacinque anni e poiché trentacinque euro sono pochi, facciamo cinquantatré!

 

 

 


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