«Allora, è fissato per domani?»
«Sì. Domani.»
«Con questo freddo! Non si poteva scegliere un altro giorno?»
«Ma sai com’è, il Capo. Quando si mette in testa una cosa non gliela schiodi nemmeno con le cannonate.»
«Gliel’hai ricordato che tra cinque giorni è Natale?»
«Sì.»
«E lui?»
«Se ne fotte, è incazzato nero con tutti.»
«Fanculo, proprio adesso…»
«Vabbe’. Chiamo gli altri. Ci vediamo stasera al bar Ricciardi per metterci d’accordo.»
«Ok, fammi sapere. Devo anche cercare la bilancia in cantina. Sarà tutta arrugginita. Spero di trovarla, sennò chi lo sente, quello…»
Alle sette di sera sono tutti e quattro seduti un po’ in disparte a un tavolino del bar, ciascuno con una birra gigante davanti.
«E se non ci facessimo trovare?» sta dicendo C. «In fondo senza di noi non può far nulla.»
«Sì, bravo!» risponde G. «Quello ci trova in capo al mondo e ci fa un culo così!»
«Già.»
«Io non l’ho ancora detto a Consuelo» dice P. guardando mestamente fuori della finestra.
«Lo sapevi però», interviene M. «che nel nostro mestiere non è possibile avere degli affetti. Pensa ai nomi che ci ha dato. Peggio delle Iene di Tarantino.»
«Il mio l’ho cambiato», mormora P. abbassando il tono della voce. «Adesso mi faccio chiamare Riccardo.»
«Lo sa, lui?»
«No, sei pazzo?»
P. scuote la testa.
«Sentite, voi fate quello che volete. Io non vengo.»
«Nemmeno io», bisbiglia C., «succeda quello che deve succedere. Non me la sento.»
«Ragazzi!», sbottano all’unisono G. e M. «Prima di imbarcarvi in questa avventura lo sapevate anche voi che non era un pranzo di gala!»
«Ma sarà una strage», dice C., guardandoli in faccia uno a uno. «Non avete un cuore? È gente che incontri tutte le mattine, che va al lavoro, porta a scuola i bambini, che…»
«Basta non pensarci» conclude G. scolandosi la sua birra fino all’ultima goccia.
«Domani?»
«Sì», sussurra amaro P. accarezzandole i capelli.
Consuelo se ne sta accovacciata sul suo petto. Hanno appena fatto l’amore. Lo guarda con i suoi occhi neri, profondi come un pozzo.
«Perché non me l’hai detto prima?»
«Non ne avevo il coraggio», dice lui, abbassando il capo.
«Ma possibile che non possiate ribellarvi?», replica lei dopo alcuni secondi di silenzio, sollevandosi su un gomito.
«E come? Siamo solo in 4!»
«Potremmo portare un po’ di gente in piazza e costringerlo a rinunciare.»
«La cosa è per domani, l’hai capita o no?»
«Aspetta. Ho un’idea.»
«Cos’hai in mente? Non fare cazzate, eh?»
Consuelo non risponde, afferra l’iPad sul comodino e comincia ad armeggiare.
«Dove vi dovete trovare, domani?»
«In piazza, alle 10, davanti alla cattedrale.»
«E il libro chi ce l’ha?»
«Ce l’ha Gabriele.»
«Ok.»
«Ma quando arriva? Sono le 10 meno 5…», borbotta sul palco uno dei 24 vecchi in tunica e barba bianca.
In piazza masse di curiosi, attirate dal trambusto, si stanno addensando per assistere a uno spettacolo inatteso.
«Cos’è, si gira un film?» chiede uno.
«Dev’essere un film americano», risponde un altro, «non hanno badato a spese. Guarda lì, troni tutti intarsiati d’oro, costumi incredibili, e le corone, le vedi?, sulla testa di quei vecchi? Anche quelle sono d’oro!»
«Che sfarzo… E guarda quello!»
«Quale?»
«Quello là, con 7 corna e 7 occhi! Quello che si sta guardando in giro…»
«Permesso… Permesso…»
«Dai, è di fretta, fallo passare, non vedi che è uno degli attori?»
«Che bel costume! Sembra un angelo, con quelle ali.»
«Io SONO un angelo», replica lui, indispettito, mentre si fa largo a spintoni.
«Sì, e io sono il papa», ridono quelli facendogli strada.
«Capo», dice l’angelo a bassa voce. È trafelato. «Il libro non si trova.»
«Quale libro?»
«Quello a forma di rotolo, coi sette sigilli…»
«QUEL libro? Cosa? Come, non si trova?»
«Ho guardato dappertutto, non c’è. Me l’hanno fregato.»
«Branco di farabutti! Comunisti! Altro che pietà, bisogna avere… Cercatelo! Senza quello non si può fare nulla.»
«Allora?». chiede spazientito l’uomo con 7 occhi e 7 corna.
«Niente, Salvo. Non c’è il libro.»
«Basta. Io me ne vado», borbotta uno dei 24 vegliardi. «Qui è il solito casino, gliel’avevo detto di farla in Germania, la festa.»
«Anche il papa gliel’aveva detto, ma lui a tutti i costi ha voluto Roma, ha fatto il diavolo a quattro…»
«Sempre stato un incazzoso…»
«A proposito di quattro, dove sono i 4 cavalieri?»
«Finché Salvo non apre i sigilli non possono mica farsi vedere! È la procedura.»
«Sì, ma se c’è un imprevisto, ci sarà pure una procedura di riserva!»
«Capo, cominciamo? Dai, che si fa notte, qua.»
«Un attimo! Continuate a cantare, voi. Ho mandato Salvo in cerca del libro, vedrete che lui con tutti quegli occhi che ha lo trova. E tu, Gabriele, te l’avevo detto di stare attento, che qui in giro è pieno di romeni!»
«E come facevo», protesta l’angelo, «a immaginare che adesso gli interessano pure i libri, oltre ai gioielli?»
«Ma lo sai o no che libro è quello? Il libro della Magia, l’unico esemplare al mondo! È chiaro che poteva far gola a qualcuno! Sempre il solito, sei, ma stavolta ti degrado, ti mando di sotto, a far la guardia agli accidiosi.»
«No, Capo, gli accidiosi no! Sono una gran rottura di palle…»
«Capo!»
«Oh, finalmente, ecco Salvo.»
«L’ho trovato…»
«E dov’è? Siamo già in ritardo!»
«L’ho trovato sì, ma… ridotto in cenere. L’hanno bruciato, quei delinquenti.»
«Che si fa qui in piazza, si va via? Io vado a farmi un aperitivo, chi viene? Poi magari torniamo…»
«Sì, tanto qui stanno a cincischià. Voja de lavorà, sàlteme addosso. Se lo sa il produttore gli viene un colpo, li caccia via tutti a calci in culo.»
«Troppi soldi, girano. ‘Sti attori, poi, peggio dei calciatori, sono.»
«Eh, sì, è tutto un magna magna.»
«Allora? Andiamo?»
«Ma no, restate, ché tra un po’ ci sarà da divertirsi, ve lo dico io.»
«E tu come lo sai?»
«Sono Consuelo, la fidanzata di uno degli… attori!»
«Ah. Di quale?»
«Va bene, ora basta. Cominciamo lo stesso, anche senza libro. La fine del mondo mica può attendere oltre, i mercati ci guardano, che figura ci facciamo?»
Ed ecco che il Capo avanza sul palco, tendendo le mani. Fulmini e saette crepitano sulla sua fronte. Un “Oooh!” di meraviglia si alza dalla folla. Lui gonfia i polmoni e una voce possente si libra sugli astanti.
«Carestia! Guerra! Pestilenza! Morte e Inferno! Venite avanti! Che l’Apocalisse abbia inizio!»
A quelle parole, accompagnate da un tremendo tuono, 4 terrificanti cavalieri si vengono a disporre accanto a lui.
«Ecco, è quello là, con la bilancia! È lui, il mio fidanzato. Si chiama Riccardo. Che bel cavallo nero che c’ha, eh? Bello de Consuelo tua!»
«E gli altri tre, chi sono?»
«Sono colleghi suoi. Quello con l’arco, sul cavallo bianco, deve portare la carestia. Quello sul cavallo rosso invece, con la spada, dice che deve portare guerra e sgozzamenti…»
«Ammàzzete, tipetti da niente, eh?»
«E non ti ho ancora detto dell’ultimo, quello che monta il cavallo verde. Si chiama Morte di nome e Inferno di cognome.»
«Me cojoni! Ahò, scusa, ma me devo toccà!»
«Aspetta, famme sentì. Me pare che stiano a litigà.»
«Allora? Che aspettate? Forza, coraggio, fate conto che i sigilli siano stati aperti e procedete!»
I 4 si guardano di sbieco tra di loro, trattenendo a stento i cavalli per le briglie.
«Tocca a te», sussurrano gli altri a P.
«A me?»
«Sì, a te.»
“Fanculo…”
«Capo, non ti arrabbiare, ma… senza il libro non possiamo. Era scritto che noi si compariva, uno alla volta, quando si aprivano i sigilli. Senza questo come facciamo? Noi non ce la sentiamo di andare in giro a seminare morte e distruzione alla cazzo. Sarà anche la fine del mondo, ma mica si può fare una strage così, d’emblée, senza un minimo di rituale!»
Il Capo rimane un attimo in silenzio, sbigottito, la bocca spalancata dalla sorpresa. Poi gonfia il torace ed emette un urlo spaventoso, mentre nuvole nere si addensano sulla sua testa e il vento scompiglia la massa di capelli bianchi.
«Andate! O vi sbatto tutti e quattro a pulire i cessi dell’inferno! Ubbidite! Immediatamente»
«No!»
Tutti gli sguardi si volgono in direzione della folla che, incuriosita, ha ormai inondato la piazza È la voce di Consuelo.
«No!», grida, facendosi largo. Nello stesso istante dalle vie laterali alcune migliaia tra uomini e donne fanno il loro ingresso nella piazza.
«Abbiamo letto i tuoi tweet», stanno dicendo a Consuelo. «Eccoci. Il libro è distrutto. E siamo milioni in tutto il mondo. Basta fare un fischio.»
«Ok», fa lei.
Consuelo si volta verso il palco, lo sguardo fisso su Riccardo.
«Dai!», incita la ragazza.
Riccardo le indirizza un sorriso, e fa un cenno ai suoi compagni cavalieri.
Il primo a muoversi è Carestia. Poi Guerra e Morte. E infine Pestilenza, alias Riccardo. Scendono in piazza lentamente, un fischio all’unisono e in un baleno gli autoconvocati si uniscono a formare un immenso corteo, che avanza compatto e vociante guidato dai 4 cavalieri. I 24 vegliardi, vista la mal parata, sono i primi a lasciare in tutta fretta il palco. Che viene preso d’assalto e distrutto in esattamente otto minuti.
«Capo, meglio rimandare, davvero», dicono Gabriele e Salvo guardandosi ansiosamente in giro. «Qui ci tagliano la testa! Abbiamo pronto l’elicottero aziendale, ce ne andiamo in Liechtenstein, lì di sicuro non ci vengono a pigliare.»
«Io in esilio? Mai!»
«Capo, tu fa’ quello che vuoi, noi tagliamo la corda.»
Qualche secondo di attesa. Il Capo è rimasto solo, e gruppi sempre più numerosi, armati di forconi, falci, martelli e iPad, lo stanno circondando. I cavalli dei quattro cavalieri nitriscono, impazienti.
«Mi rimpiangerete!», bisbiglia, digrignando i denti. «Salvo, Gab! Ehi, aspettatemi, sto arrivando!»
Un sole scintillante taglia come una lama le nuvole mandandole in frantumi. La kermesse più devastante di tutti i tempi è finita in un amen.
È il 20 dicembre del 2017, e tutto continua come prima. Anzi, meglio. Molto meglio. Perfino Salvini ha smesso di dire cazzate..