"La rabbia nel sangue" di Elisabetta Miari (parte seconda)


la rabbia nel sangue

 

Roma,  20 settembre  2012

Tutti i debiti vanno onorati.

Le ruote del trolley zizzagavano veloci tra la folla dell’aeroporto mentre Carlotta tentava di guadagnare veloce l’uscita: non vedeva l’ora di arrivare a Cinecittà, dove la produzione di Canale 7 aveva uno studio che teneva sempre allestito., visto il successo pluriennale del programma. Una volta sul marciapiede cercò con lo sguardo la fila dei taxi e la vide di fronte a sé. Una breve coda ed era già in viaggio. Con gli occhi che le brillavano  osservava gli scorci di Roma che si inseguivano veloci fuori dal finestrino. Era la città più bella del mondo, non vi erano dubbi. Anche i taxisti erano più simpatici dei loro colleghi milanesi, specie se gli dicevi di portarti a Cinecittà e capivano che eri dello spettacolo. Tutti sorrisi, sguardi nel retrovisore e domande curiose, un po’ cascamorti e un po’ professionisti della chiacchera.

La registrazione era prevista per domani. Ora sarebbe andata a conoscere la produzione, avrebbe pranzato con loro e con Alessandro e nel pomeriggio ci sarebbero state le prove.

La serata, beh quella era già scritta: a cena  insieme a Trastevere e poi nella sua stanza d’albergo. Tutti i debiti vanno onorati. Di positivo c’era che non si sarebbe fermato tutta la notte, a casa aveva la compagna.

Si fece lasciare davanti al teatro di posa n. 20 come indicatole ed entrò.Giunta nel corridoio, affollato da  un andirivieni di persone che non notavano la sua presenza, si affacciò alla prima stanza sulla destra e chiese della produzione.

– Avanti sulla sinistra

fu la risposta che ottenne senza nemmeno essere guardata in faccia. Arrivò davanti alla porta con la scritta  “Produzione” e bussò.

– Salve, sono Carlotta Casati, cantante. Avrei la registrazione domani.

Una  biondina molto giovane, con una colorata e bizzarra montatura di occhiali, si alzò di scatto e si diresse verso di lei con fare gioviale.

– Ciao, mi ha parlato di te Alessandro…

disse con fare ammiccante che la fece vergognare non poco

– Ecco  la cartelletta con il piano di produzione, i riferimenti dell’albergo e dei ristoranti e una busta di fondo cassa per le spese. Firma solo per ricevuta e puoi raggiungere Ale che è in studio con i tecnici.

Si sentì sporca, una delle tante passate di lì, ma era giusto così. Firmò in fretta e uscì dall’ufficio.

Trastevere aveva la capacità di accogliere e far sentire a casa propria tutti, romani e non, con la sua cordialità. La sera era calda e accogliente e Carlotta si sentiva meglio ora. L’imbarazzo iniziale per il suo ruolo era poi sfumato e gradualmente scomparso durante le prove. Cantare la rilassava, la faceva sentire a proprio agio e con un posto ben preciso nel mondo. I musicisti erano bravi e tutto lo staff cortese. Alessandro poi, nel suo ambiente, dove era leader indiscusso, emanava un fascino ipnotico e rassicurante. Era professionale e persino attraente mentre con l’archetto, al centro della scena,  sorrideva e faceva battute.

Si fermò davanti all’entrata del  ristorante “Il vero Trastevere” e chiamò Alessandro per sapere se stava arrivando, visto che era in leggero anticipo. Sarebbe arrivato di lì a poco, era affamato disse, e non solo di cibo. Godiamoci la cena, pensò Carlotta, in fondo non sto andando al patibolo.

La cena fu all’altezza del nome del posto e un fiume di vino rosso li traghettò al dopocena.

L’albergo prenotato dalla produzione nelle vicinanze di Cinecittà era carino e pulito.Salirono insieme al piano ed entrarono nella stanza cercando di fare meno casino possibile. Erano entrambi alticci e non facevano che ridere. Tra una risata e un’altra lei gli disse di mettersi comodo e andò sotto la doccia. Dopo poco lui la raggiunse, con il membro già in erezione. Non era messo male pensò, almeno questo, visto che proprio non finiva di piacerle. Fecero sesso, senza infamia né lode, e dopo poco lui se ne andò. Pensò che non voleva più stare con lui, che non aveva senso, anche se non era stato poi  così orribile.

Nel complesso quindi, l’esperienza romana, fu positiva. Cantò bene e quando si rivide in televisione si piacque molto. Amici e conoscenti , dopo averla vista in Tv, la rivalutarono e le fecero i complimenti per la svolta alla sua carriera. La sensazione di orgoglio che aveva provato era di gran lunga superiore alla vergogna in quel momento. Cosa sarebbe successo dopo non lo sapeva, se davvero questa poteva essere la svolta o se sarebbe rimasto un episodio isolato da ricordare a lungo, o avrebbe scoperto solo più avanti.

 

Milano, dicembre 2013

Ogni conquista ha il suo prezzo.

 – Amore, domani si firma il contratto del tuo primo disco, sei contenta?

Amore…ancora non si era abituata all’idea che lui la chiamasse così, che le dicesse di continuo di amarla. Lei non gli  aveva mai detto di amarlo, e infatti non era così.

Non era cambiato molto, solo si era abituata alla gabbia dorata che Alessandro le aveva costruito intorno, al fatto che lui le stesse progettando una carriera in ambito musicale, quella carriera che lei da sola non era riuscita a fare.

Più che amore però, sembrava un’ossessione la sua, accompagnata da una gelosia insana e da minacce di ogni tipo. Era chiaro ormai che  Alessandro avesse qualche problema a livello psichico che, non si sa come, riusciva a tenere nascosto nella sua vita pubblica. La minacciava spesso, in preda ala gelosia, ti toglierle tutto quello che le aveva dato, incluso il contratto con la casa discografica, di rovinarla come reputazione e di sputtanarla pubblicamente. Ne era capace, lo aveva già fatto con una produttrice anni prima e non avrebbe esitato a fare ancora del male se solo lei lo avesse lasciato o lui avesse avuto il sospetto che lo tradiva.

A volte, lei arrivava per l’esasperazione a dirgli che non le interessava, che facesse pure e che a sua volta avrebbe rilasciato dichiarazioni interessanti alla stampa scandalistica.In quei momenti, lui vedeva i suoi castelli di minacce crollare, assieme al controllo che cercava di avere su di lei. Era allora che inscenava finti suicidi, dopo aver pianto al telefono come un bambino. Giocava la carta della pietà e del senso di colpa. Erano episodi nemmeno tanto credibili, considerato che Alessandro era attaccato alla vita come un vecchio cane alla sua ciotola. Il fatto che usasse questi mezzucci per cercare di tenerla legata era penoso e disgustava Carlotta che si allontanava sempre da lui in queste occasioni, ma poi lui trovava sempre il modo di far rientrare la situazione, tirava fuori qualcosa per farsi perdonare: un’intervista, un’apparizione, un impresario musicale da conoscere. Lei era diventata la sua puttana, merce di sua proprietà, un corpo in affitto a sua disposizione.

Ora c’era l’uscita del suo primo disco. Tanto atteso. Registrato a Milano e lanciato a Roma, dove lui le aveva trovato un pied a terre per poterla vedere senza essere riconosciuto, considerato che questo grande amore non doveva essere scoperto dalla compagna di lui, che nonostante tutto era sempre la regina del castelo.

L’indomani sarebbe tornata ancora a Roma, ci sarebbe andata a letto e, suo malgrado, avrebbe dovuto sopportare ancora i suoi umori e suoi fluidi sopra e dentro di sé. Prendeva la pillola,  non stava correndo rischi di eventuali gravidanze. In quanto al rischio di possibili malattie, lui le aveva detto che era negativo all’HIV, del resto era stato operato pochi prima, e si sa che in ospedale ti ribaltano come un calzino prima di aprirti.

Il problema era solo che Alessandro non le piaceva del tutto, e  non solo fisicamente. Era proprio una sensazione inspiegabile di negatività e repulsione che provava il più delle volte per lui. Sentiva che non era sincero, che non era una persona pulita e che era potenzialmente pericoloso per la sua vita, ma non riusciva mai a dare una spiegazione a queste sensazioni o a raccogliere qualche prova che le confermasse.

Passarono ancora mesi, densi di litigi, minacce e rappacificazioni.. Da fuori poteva sembrare un rapporto passionale e turbolento, ma non era così per Carlotta, che subiva il legame, conscia del fatto che i compromessi  a volte possono rovinare la vita. Il patto con il Diavolo l’aveva trascinata all’inferno, ma questo non era ancora niente.

 

Roma, settembre 2014

Una doccia fredda è meno violenta.

Dopo esattamente un anno dalla sua prima  apparizione nel programma di Alessandro, lui la invitò ancora, per promuovere il disco. Era infatti solo uno dei tanti pretesti che lui trovava per tenerla legata.

Tutto aveva un sapore diverso adesso, quasi scontato. Cinecittà, Trastevere e la trasmissione, ci aveva fatto il callo.

Alessandro non stava bene, tossiva ormai di continuo da qualche mese ed aveva una febbriciattola,  non alta ma ormai persistente. Era preoccupato per le registrazioni e si era fatto prescrivere da un medico amico degli oppiacei, potenti sedativi della tosse. Carlotta da mesi gli diceva di sottoporsi a un check-up, ma lui, pauroso e ago fobico, trovava sempre una scusa, un impegno o un improvviso miglioramento per non doverlo fare.

Quella sera, quando si ritrovarono nell’appartamento di Via del Babbuino ed andarono a letto come di consueto, Alessandro non solo non la smetteva di tossire, ma aveva un’importante sfogo sulla pelle del corpo, che seguiva precedenti sfoghi sul viso nei mesi scorsi. Lamentava anche una forte nausea che lo teneva digiuno da giorni. Sulle gambe aveva piaghe, graffi e croste. Era uno spettacolo poco entusiasmante, ma voleva a tutti i costi fare sesso con lei e Carlotta, al limite del disgusto, lo fece. Era diventata brava a ricacciare indietro le sensazioni negative e a rimpiazzarle con  motivazioni positive e costruttive. Si augurò però di non dovere mai più andare a letto con un uomo in quelle condizioni.

Quello fu il loro ultimo contatto fisico prima che scoppiasse la bomba.

Seguirono due mesi di malattia continua per Alessandro, polmoniti ripetute e tanti, tanti esami a sentir lui, dai quali non veniva mai fuori niente. Stava a letto quasi tutto il tempo e si alzava, facendosi forza, solo per andare a Cinecittà a registrare le puntate. Le disse che aveva perso parecchi chili, a causa della nausea che gli impediva di mangiare. Carlotta lo affrontò e gli chiese  se per  caso avesse l’AIDS. Lui si arrabbiò tantissimo e minacciò di querelarla se avesse osato ripetere quella parola. Disse che avrebbe portato il cellulare dai Carabinieri e gliela avrebbe fatta pagare per quelle pesanti insinuazioni. Poi tutto rilentò il giorno dopo. In fondo Carlotta pensava che non fosse davvero possibile, ma i sintomi combaciavano appieno solo con l’HIV o con la leucemia. Sarà la seconda ipotesi, pensava, poveretto…

Passò ancora un mese di silenzi, litigi, rappacificazioni e bugie.Tutto a distanzxa, metre Carlotta viveva la sua vita a Milano e Alessandro si trascinava a malapena fuori dal letto,  ormai fuori di testa. Si arrabbiava, insultandola, bestemmiando e  minacciandola per un nonnulla. Lei continuava a chiedergli come stava, lui si inventava spiegazioni astruse e lei non riusciva a trattenere la sua diffidenza.

Ad  un certo punto dichiarò di essere in cura per una grave forma di immunodepressione dovuta a un contatto in passato con un virus potente. Queste spiegazioni di fantasia la facevano incazzare, Lo implorava di essere sincero con lei una volta tanto, ma  lui niente, ripeteva la stessa litania del virus potente e Carlotta esasperata, si allontanava da lui per qualche giorno, tornando poi a riavvicinarsi perché impietosita dal suo stato.

Poi, un mattino, mentre lei stava facendo la spesa, mentre chiaccheravano in maniera civile al cellulare, lui disse:

– Carlotta, sono un  sieropositivo di merda, ecco la verità.

Lì per lì pensò ad uno scherzo, non glielo avrebbe mai detto così, non dopo averla esposta al contagio per un anno senza protezione alcuna. Non capiva poi, come tutt’un tratto, proprio quando lei aveva quasi lasciato perdere, lui se ne fosse uscito con una dichiarazione simile.

Ma il vaso era rotto, e lui insisteva, dicendo che lei era l’unica a saperlo, a parte il suo medico curante e lo staff degli infettivi del Gemelli. Da quel momento in poi non fu più la stessa cosa per Carlotta.


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