E’ domenica e le vie sono affollate.
K è seduto da due ore su un marciapiede del parco. Ha la certezza che tutti stiano scappando da lui.
I suoni sono immobili come l’afosa giornata.
“Sono quello che sono”. “Sono solo un altro mattone nel muro… Sbagliato, comincia da capo!”, si ripete continuamente a bassa voce.
Due poliziotti a cavallo lo osservano da circa due minuti. Sono le 14.03. Il viso rasato, la giacca e i pantaloni di lino blu danno a K un aspetto decoroso, nonostante la maglietta di cotone rosso sia brunita dal sudore allo sterno. Le mani di K s’intrecciano. K non ha più tempo. I secondi e il suo monologo sono scanditi da un altalenante e furioso movimento del busto.
La nenia è interrotta da G, un giovane poliziotto a cavallo che pattuglia il parco insieme a V – un vecchio collega graduato.
G:“Buongiorno. Lo sa che è vietato sedersi sui marciapiedi delle aiuole?”
K a denti stretti si blocca: i suoi occhi puntano di sbieco G.
G: “Ehi… dico a Lei!“.
K, con volume e tono crescente:“ Sì, sono quello che sono”. “Ho cappitoo”. Si alza di scatto e curvo su se stesso corre a passi brevi verso un’ombreggiata panchina poco distante.
Il cavallo di G nitrisce e scarta improvvisamente, forse stizzito dal pallone bianco e rosso che sta rotolando verso di loro.
V, il vecchio, si allontana dal compagno per vedere meglio: il pallone, infatti, si è stranamente fermato prima di toccare il marciapiede. V scende da cavallo e scosta la palla con la punta dello stivale per vedere il punto di contatto tra palla e terreno.
G domando lo scarto improvviso del proprio cavallo guarda e biascica:“Mi sembra una zampa di un cane … “.
V estrae dalla tasca del giubbotto un guanto e un sacchetto per raccogliere l’oggetto organico che è collegato a un detonatore.
L’esplosione è devastante.
K, ormai lontano una ventina di metri, è scaraventato oltre la panchina e atterra sul prato. Sviene e quando si riprende, vede polvere e pezzi di carne.
G e V sono tutt’uno con ciò che è rimasto dei cavalli: ogni cosa è a brandelli, coperta di terriccio bianco, mentre il silenzio si riempie subito di urla confuse.
K dopo il boato è quasi sordo e completamente afono.
The Wall … séguito.
Al quarto piano di un palazzo dei primi novecento, in una cucina, C chiede a sua moglie F: “Mi spieghi ora come cazzo faccio a far parlare un personaggio sordo e muto?”.
“Prova col televideo” dice lei soddisfatta e sorridente, mentre con il polso scosta il ciuffo biondo panna accompagnando il gesto con un movimento destro-sinistro delle anche.
La cucina è piccola. Entrando si ha alla propria sinistra il tavolo che è una lastra di legno laccata bianco opaco incastrata tra la parete e l’isola dove stanno i fuochi. Il lavandino doppio è sotto la finestra e F sta lavando delle verdure che metterà a breve sulla torta salata che è appoggiata sull’isola alle sue spalle, dove ci sono i fuochi con sotto il forno.
C è seduto al tavolo col portatile, il mouse e il relativo tappetino riproduce la copertina interna di un vecchio LP dei Pink Floyd. Lo spazio occupato dalla sua sedia impedisce a chiunque, tranne che a Bingo, il cane, di raggiungere F.
L’aspiratore sopra i fornelli è inutilmente al massimo.
F e C soffrono di un’allergia stagionale all’Iva ciliata e al Crisanthemum leucantheum. Entrambi hanno le mucose nasali gonfie e non sentono alcun odore.
Sono le ventitré e il vetro della finestra senza tende riflette la scena domestica.
Bingo, è di grossa taglia ed è bisognoso di riconoscimenti almeno quanto il padrone. Cerca l’attenzione di entrambi accucciandosi e rialzandosi dai piedi dell’uno e dell’altro.
C risponde: “Cosa fai, mi prendi per il culo?” e con un calcio accompagnato da “Cane di merda , sempre fra i coglioni “ allontana Bingo.
“Lascia fuori Bingo da questa storia!” urla F.
“ Vorrà dire che chiederò a Bingo di studiare, come il figlio dei Ballonzi (inquilini del piano di sopra), così almeno lui, mi potrà dare una mano”. “A proposito, hai chiamato tuo fratello, che senti quattro volte al giorno, per aggiustare quella merda di forno che ci ha fatto comperare?” aggiunge C con un latrato.
F: “Cosa c’entrano i Ballonzi con il nostro cucciolone?”. “Mio fratello, lo sai, ha subìto un infortunio alle mani e potrà venire a fine mese, sperando che tutto vada bene…”.
C:“Effettivamente … se ci fosse almeno una mucca impazzita che semina il terrore nel parco …la scena potrebbe cambiare e….Oppure potrei far intervenire subito un’autoambulanza con due medici, un uomo e una donna, con storia extraconiugale. Siii. Mentre rianimano K, si bisbigliano dove e come farlo a fine turno. Ma quando cazzo parlano di politica quei due? L’editore vuole un dialogo, a sfondo politico! K però deve riperdere i sensi. Maccheccazzo dico, con tutto il casino che è successo, faccio parlare due del pronto soccorso su dove andranno a scopare? E i quattro: i due cavalli e i due poliziotti sono morti? La bomba? Ma sì, chi se ne frega: è successo e basta”.
“Quindi? “ Chiede C a F proseguendo ad alta voce il suo monologo.
“Quindi cosa?”
“Come cazzo faccio a far parlare K ?”: sbraita C allungando il collo verso la moglie.
Bingo, con la coda fra le gambe cerca rifugio da F. Poi guaendo torna da C per poi andare di nuovo dalla padrona. Con le zampe si sfrega il naso e sembra starnutire.
C ama sua moglie soprattutto quando indossa quella corta vestaglia di raso di seta rosa e si china per aprire forno. C immagina i seni di F, e non vede l’ora di disfarsi per sempre di quella stupida storia.
F aprendo il forno e infilandoci la sua torta salata chioccia:
“Ma dai caro, è così semplice: lo portano in ospedale, lo curano con una dose da cavallo di cortisone, riprende l’udito e un minimo di voce quel tanto che basta per parlare di speranza e innamorasi dell’infermiera.” “Dopo potranno parlare di politica.”
C si alza e nel raggiungere la moglie dietro l’isola si eccita alla vista dei seni tesi a piombo dalla gravità. Si accuccia accanto a lei e fissandola dal basso le sussurra a denti stretti: “K si innamora dell’infermiere e scopre quello che voleva dire la nenia “Sono quello che sono”. “Sono solo un altro mattone nel muro… “.
Eccitato dalla situazione C si alza e afferrando la moglie per i fianchi la solleva e ruotandola la sbatte a sedere sui fornelli spenti e lindi.
F, squittendo, sente soddisfatta le proprie toniche natiche sui pomelli di accensione elettronica dei fornelli che attiva con la sua pressione.
Una fiammata avvolge i tre.
Nel Parco si riversa un rumore sordo e su un vialetto dello stesso atterra un’unghia di cane di grossa taglia.
Dallo squarcio del quarto piano, il tappetino del mouse con riprodotta la foto interna del LP “The Wall” dei Pink Floyd, si adagia sul verde sconnesso del parco metropolitano.
Le mucche sono nel prato e nessuna è impazzita. Tutte ora cantano:
“Non abbiamo bisogno di educazione
Non abbiamo bisogno di essere sorvegliate
né di oscuro sarcasmo in aula Pastore,
lascia in pace i vitellini, Hey, professore, lascia in pace i vitellini!
Tutto sommato, è solo un altro mattone nel muro
Tutto sommato, siete solo un altro mattone nel muro.”