"La rabbia nel sangue" di Elisabetta Miari ( parte prima)


la rabbia nel sangue

 

Centro Malattie Sessualmente Trasmesse,  Policlinico di Milano, settembre 2014.

La paura è un toro che va afferrato per le corna.

 – Perché vuol  fare il test Carlotta?

– Ho fatto sesso per un anno con un sieropositivo.»

– Sesso non protetto?»

– Si, non lo sapevo: mi aveva detto di essere pulito.»

 

Milano, marzo 2012.

La prima impressione è quella che conta.

I rumori della strada filtravano discreti dalle finestre socchiuse nel mite  pomeriggio di marzo, mentre Carlotta, distesa sul letto con il  laptop davanti, osservava pigra gli stati sulla home page di  Facebook.

Una nuova richiesta di amicizia attrasse la sua attenzione. Era da parte di  un bellimbusto, uno dei tanti.  Non male però, intrigante.

Dalle foto sembrava lavorare nell’ambiente dello spettacolo e questo aveva un suo peso. Passò in rassegna con avidità  le foto e i primi post: in effetti lavorava in TV.

Da qualche anno Carlotta viveva di piccoli lavoretti occasionali, inseguendo il  sogno di diventare cantante professionista.

La voce non le mancava, gli agganci invece erano scarsi.

Accettò l’amicizia continuando ad esplorare la bacheca del  nuovo arrivato in cerca di spunti utili.

Passarono a malapena cinque minuti, quando l’icona dei messaggi si colorò di rosso.

– Ciao, ho notato che anche tu sei un’artista e ti ho chiesto l’amicizia. Ho fatto male?

C’era qualcosa in quegli occhi e in quelle parole, in apparenza come tante, che la metteva a disagio.

Un disagio profondo, inspiegabile le si appiccicò addosso, come uno strato invisibile di Domopak. Sentì come un senso di soffocamento, ma poi l’opportunismo e la razionalità scacciarono subito quella sensazione insulsa, e con simulato entusiasmo rispose:

– Assolutamente, mi onora la tua richiesta. Vedo che conduci un programma televisivo su Canale 7…

Forse non doveva essere così diretta. Avrebbe pensato che era la solita cacciatrice di notorietà. Desiderò di poter cancellare il messaggio appena inviato, ma non era possibile.

Sentì una fitta di disagio, mista a sconfitta. Era la storia della sua vita: rovinava spesso tutto quando apriva bocca non per cantare, sembrava che la natura l’avesse privata del dono della censura a volte.

Alessandro Cefis, questo era il suo nome, rispose quasi subito

– Certo, e sto proprio cercando voci nuove per la prossima stagione: Hai un provino da farmi sentire?”

Cazzo un provino…un conduttore televisivo di una rete nazionale le stava chiedendo di sentirla cantare, non poteva crederci!

Doveva stare calma, non era detto che gli piacesse e che riuscisse ad andare su Canale 7, però  doveva giocarsela bene questa mano.

Innanzitutto essere carina e  impressionarlo. Chissà quante donne belle conosceva con il suo mestiere, certo non aveva bisogno di lei…magari era proprio in rete per cercare nuovi talenti.

Dio stava guardando giù dopotutto, dopo anni di sacrifici, a 33 anni avrebbe sfondato e dimostrato a tutti che aveva sempre avuto ragione lei, che poteva ancora farcela a diventare famosa.

Alessandro sembrava un uomo di mondo, uno a cui piacevano le donne, a giudicare dalle numerose foto che postava insieme a esponenti del gentil sesso, sempre abbracciato e con sorrisi ammiccanti che sottintendevano che “se le  l’era fatte”.

Decise di tastare il terreno.

– Sono piena di provini! Sei di Milano?

chiese fingendo di non avere davanti agli occhi il suo profilo,

– No, di Roma, ma non è un problema, in due ore posso essere lì. Sei fidanzata o sposata?

Ah il marpione…eccolo che veniva fuori, convinto di poter gestire il gioco alla vecchia maniera: Lupo Cattivo e  Cappuccetto Rosso.

– No, e tu?

rispose Carlotta con un emoticon sorridente

– Ho una storia, ormai al capolinea, ma conviviamo, quindi devo stare un po’ attento…

Il solito copione, trito e ritrito. Da uno dello spettacolo si aspettava qualcosa di più originale, tipo che stava con una giornalista intellettuale ebrea di New York e che si vedevano soltanto una volta al mese.

Decise di movimentare la cosa per impressionarlo e agì d’istinto:

– Sai, sono qui sul mio letto sola soletta e sto facendo dei pensieri cattivi…

– Che tipo di pensieri Carlotta? Del tipo che piacciono agli uomini?

All’improvviso  il cuore le prese a batterle forte. Era impazzita, cosa le aveva detto il cervello? E se non fosse stato il tipo da intrigarsi per queste cose? Voleva sì colpirlo, ma non affondarlo. Si  sa che la virilità negli uomini funziona in modo strano: alcuni vengono eccitati dalle avances e dalla perversione, altri vengono smontati e perdono interesse.

Ciononostante decise di rispondere:

– Sì…

Passò un po’ di tempo, in cui Carlotta si diede della stupida per aver agito d’impulso, non era certo questo  il caso di seguire l’intinto, specie il suo.

Poi un nuovo messaggio. Il sangue tornò nuovamente a scorrerle nelle vene e le gote le  si infiammarono, un po’ per la vergogna e un po’ per il sollievo e la soddisfazione di aver fatto centro.

– Credo di averti sottovalutata. Ora hai la mia più completa attenzione.

 

Era ormai passato un mese dal suo primo contatto virtuale con Alessandro, ma non si erano ancora visti. Lui era stato ricoverato d’urgenza al Policlinico Gemelli per un attacco di appendicite che stava degenerando in peritonite. Dopo l’operazione ebbe una convalescenza abbastanza lunga, durante la quale si sentirono quotidianamente, quando la convivente era fuori casa.

Lui le parlava della preparazione delle nuove puntate, in una delle quali avrebbe cantato lei. La famosa puntata n.5, la cui registrazione era prevista per la fine di settembre.

Carlotta gongolava al pensiero di ciò che le stava accadendo.

Benché provasse sentimenti contraddittori nei confronti dell’uomo, cercava di essere sempre intrigante e stimolante per lui e per il suo immenso ego, perché non perdesse interesse in lei, almeno fino alla registrazione del programma.

Era proprio questo però che la infastidiva di Alessandro: il suo ego narcisista, il suo maschilismo egoista ormai fuori moda. Sapeva essere simpatico e interessante quando voleva, a volte persino divertente; di lui la affasciavano i racconti del suo mondo, costellati di qualche nome abbastanza importante.  Uno su tutti, quello di Monica De Michelis, attrice romana che recitava in quella soap i che a lei piaceva tanto.

Fingendosi gentiluomo, dapprima le fece solo intendere che aveva avuto una storia con lei, ma a seguito della curiosa insistenza di Carlotta, mista ad una certa ammirazione, non tardò a sbottonarsi anche sulle abitudini sessuali della signora romana, fidanzata ufficialmente con un antiquario.

Venne fuori che ai noiosi rapporti tradizionali preferiva quelli anali. Le piaceva essere posseduta e dominata a quanto pare. La  tresca andò avanti per più di un anno, all’insaputa dei reciproci partner. Si incontravano di pomeriggio nei motel fuori Roma per fare sesso e in pubblico  ostentavano una semplice amicizia professionale.

Erano così spavaldi, le raccontò lui, da organizzare uscite a cena in quattro con le reciproche metà, ignare e contente, scambiandosi sguardi furtivi ed eccitanti e sfiorandosi ogni tanto sotto il tavolo.

Non erano innamorati però.

Carlotta e Alessandro passavano molte ore al telefono e cominciarono a conoscersi meglio, a sviluppare una certa intimità, un rapporto strano, un’amicizia disseminata di  riferimenti sessuali, seminati da lui, ai quali lei prestava sempre attenzione a rispondere nel modo giusto.

Era facile dopotutto  gestire questo rapporto stretto a distanza, non pensava quasi mai che prima o poi avrebbe dovuto vederlo.

Lui la cercava soprattutto per poter parlare di sé per ore: di certo la sua compagna, dopo dieci anni di rapporto, non gli concedeva più tanta attenzione.

Carlotta dal canto suo, stava lavorando con determinazione canina, per rendersi necessaria all’uomo, in vista del grande giorno, e anche per cercare di farselo piacere un po’.

Cominciavano però a divertirla i suoi intercalari in romanesco e ad essere attratta dalla sua pronuncia. Questo avrebbe reso le cose più facili.

Un giorno lui le disse che sarebbe venuto a Milano di lì a qualche giorno e che voleva incontrarla. Sarebbe stato solo un aperitivo, niente di troppo impegnativo. Si capiva che veniva per verificare di persona se  era attraente come in foto e  se c’era feeling fisico tra di loro. Non voleva più perdere tempo con una che, per via di una serie di circostanze, dopo mesi di telefonate e messaggi, non aveva ancora  visto di persona.

Carlotta si rese conto che temeva questo momento: quell’uomo le piaceva a malapena a distanza e per quello che rappresentava, ma non poteva tirarsi indietro.

Erano le 19,00 di una serata già primaverile, quando Carlotta parcheggiò in seconda fila davanti al locale scelto per il fatidico incontro.

Ripassò il lucido sulle labbra e fece un sorriso forzato per controllare i denti nello specchietto. La dentatura per una cantante era molto importante, e il conduttore avrebbe di certo notato che la sua era perfetta.

Aveva fatto la piega la mattina stessa e i suoi lunghissimi capelli neri, erano di un liscio perfetto. Gli occhi nocciola, leggermente truccati, animavano un viso interessante e reso sensuale da una bocca imbronciata e capricciosa. Le dicevano spesso che ricordava un po’ la Bellucci, in magro.

Scese barcollando un poco sul tacco 12 e si incamminò spedita all’ingresso, dove entrò con fare deciso, o così sembrava, dall’impostazione del capo e del portamento, mentre in realtà la sua era solo una posa perché dentro stava tremando.

Lo cercò con lo sguardo nei tavolini popolati da più persone. Era l’unico uomo solo seduto nel locale. Lo riconobbe, anche se di primo chito, le sembrò più vecchio di persona.

Sorrise sforzata e si avvinò al tavolino. L’imbarazzo la circondava come un’aura.

In quel momento lui la vide e si illuminò in un gran sorriso. Gli piaceva, si capiva benissimo.

Alessandro si alzò per baciarla e  Carlotta ebbe un attimo di esitazione.

Era basso. In confronto a lei che era già più alta di suo e indossava un tacco vertiginoso, lui pareva un omino piccolo e minuto.

I capelli, tinti castano-rossicci, e in maniera neanche tanto discreta, facevano da cornice a un viso simpatico ma mesto, di quella mestizia che gli uomini di una certa età hanno quando guardano le ragazze più giovani, intrisa in un  velo di rimpianto e di finta bonarietà.

Le aveva detto di avere 50 anni, e forse era vero, ma il suo aspetto ne tradiva qualcuno in più. La vita sregolata e gli eccessi delle persone dello spettacolo a volte producono quest’effetto. Vasco per esempio era uno di quelli.

Cercò di mascherare il suo disappunto davanti a questo omino di mezza età che le provocava repulsione. Forse pesava meno di lei, per quanto snella, pensò.

Per vincere la sensazione sgradevole, si immaginò in uno studio televisivo a Roma qualche secondo prima della messa in onda. Una sensazione stupenda, totalizzante. Ritrovò il buonumore.

Pensò che forse  poteva farcela ad andare a letto con quell’uomo per una  volta. Cos’era una scopata per il successo? Lo aveva fatto tante volte in fondo, e per niente.

– Sembri più giovane dal vivo

disse Alessandro osservandola soddisfatto.

Avrebbe voluto dire la stessa cosa, ma proprio non ce la fece a mentire e si limitò a ringraziare.

Certo che le foto su Facebook alterano molto la prospettiva. Non solo in foto sembrava più bello e più giovane, ma pure un pezzo d’uomo pareva, che delusione…una certa prestanza fisica e altezza avrebbero di certo aiutato.

I capelli neri di Carlotta brillavano sotto le luci perpendicolari del bar, donandole una luminosità che la rendeva ancor più bella.

Si era preparata con cura e agghindata con un vestitino  nero corto, molto vezzoso, che   metteva in risalto la sua silhouette

Non lo avrebbe fatto sfigurare in Tv, questo era certo, era pure molto fotogenica.

Uscirono dopo un’ora nell’aria piacevole della sera. Alessandro aveva una cena di lavoro e lei si offerse di accompagnarlo al ristorante, sollevata dal fatto di potersene tornare a casa così presto e porre fine a quella tortura.

In macchina, prima di mettere in moto, lui le accarezzò una coscia con il dorso della mano. Un gesto non aggressivo, ma che implicava un invito al contatto.

Carlotta si fece forza e si allungò sul suo sedile baciandolo.

Sapeva che era questo che lui voleva e assecondò il destino che si era scelta.

Era curioso come lei percepisse anticipandolo i suoi desideri, quello che lui voleva che lei facesse. Senza bisogno di parlare, lei lo compiaceva, puntuale e ubbidiente.

Finse una foga che non provava, da donna divorata da una passione sessuale incontrollabile nei suoi confronti.

Si spinse addirittura a toccargli il pacco per impressionarlo, tanto sapeva che non poteva esserci un seguito quella sera. La sua cena di lavoro era con gente importante e non poteva né voleva dare buca per niente al mondo, per quanto fosse già eccitato.

Carlotta si staccò, guardando l’orologio, con finta rassegnazione , fingendosi delusa per il mancato contatto più approfondito.

Che false le donne quando vogliono compiacere l’ego di un uomo…

 


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