"Una storia d'amore" di Amalia Lilla Pezzi


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I proverbi sono dei grandi maestri e tutti dovremmo tenerli presenti in certi momenti della vita, quando ci sembra di essere vinti dalle circostanze negative in cui, prima o poi, tutti veniamo a trovarci.
Io, per esempio, avrei dovuto ricordarne due, dopo che mi accorsi con comprensibile rammarico che il primo ragazzo di cui mi ero ” innamorata” provava per me nient’altro che un’amichevole simpatia. Eccoli i due proverbi in questione: ” chiodo scaccia chiodo” e ” morto un Papa fatto un altro”. Entrambi si sarebbero rivelati veritieri di li’ a poco. Il chiodo o, se preferite il Papa sostitutivo del mio ” amore perduto” apparve all’improvviso sul tetto della casa confinante con la mia.
” Ma che ci faceva, qualcuno mi domanderà, sul tetto della casa vicina il tuo futuro amore?” La spiegazione e’ più semplice di quanto si creda: Aggiustava il tetto! Ecco che ci faceva! Ma ciò non gli impediva di gettare di tanto in tanto qualche occhiata nella direzione della finestra a cui stavo affacciata con l’aria più innocente che si possa assumere in un’occasione simile.

Non c’è’ che dire: era proprio un bel ragazzo…ragion per cui mi feci sorprendere più di una volta a contraccambiare quegli sguardi curiosi ed interessati. Ma guarda guarda cosa ci voleva a dimenticare il precedente amore e come ci avevano azzeccato i due summenzionati proverbi!!! Devo dire che per un amore così a lungo coltivato come il precedente, ci si sarebbe aspettata una guarigione più lenta e sofferta, invece…..mah, va’ un po’ a capire cosa succede in un giovane cuore deluso.

E così comincio’ il periodo dello scambio di sguardi e di vaghi sorrisi, fino a quando un giorno, mentre me ne stavo seduta nel cortiletto sotto casa a sudare sulle pagine pressoché incomprensibili del testo di Storia Romana, sentii una voce che mi parlava attraverso una fessura non ancora chiusa, aperta in precedenza sul muro della casa confinante con la mia.

Mi voltai sorpresa e finalmente vidi da vicino il volto del bel ragazzo che dal tetto era sceso al pianterreno. Ebbi proprio l’impressione che quel nuovo amore mi fosse piovuto dal cielo! Parlammo abbastanza a lungo e in poco tempo venimmo a sapere un sacco di cose l’una dell’altro. Dio, che storia interessante!!! Altro che storia romana! Da quel giorno cominciammo a salutarci per strada, a scambiare due chiacchiere davanti al cancello di casa mia, a dialogare più con gli sguardi che con le parole; mi resi conto abbastanza in fretta che il mio innamorato non era un chiacchierone, ma mi piaceva stare con lui: era semplice, gentile e ascoltava con interesse le mie chiacchierate a ruota libera.
Quanto mi manco’ durante il Servizio Militare! Nei primi sei mesi non gli fu concessa nemmeno una licenza! L’unica mia consolazione era quella di scrivergli lunghe lettere, l’unica gioia quella di riceverne la risposta che io leggevo e rileggevo senza mai stancarmi. Alla fine del Servizio Militare ci fidanzammo “in casa” il che significava che cominciammo a frequentarci col permesso dei genitori: proprio come succede oggi!!!
Fu un anno molto intenso per entrambi quello che segui’: il 1957 e, mentre lui finiva la casa in cui avremmo abitato, io portavo a termine la mia Tesi di Laurea.
Trascorremmo quei mesi nel cantiere della felicità’ oltre il quale ci attendeva una serena vita a due che, nel giro di qualche anno, si tramuto’ in una vita a quattro con l’arrivo delle nostre adorabili bambine: Maria Letizia e Maria Teresa.****
La nostra e’ stata una vita semplice ma felice, abbiamo gioito delle piccole cose che potevamo permetterci: le vacanze al mare, qualche shopping a Ravenna o a Bologna nei cambi di stagione, qualche cenetta nei ristoranti allora in voga….insomma, niente di straordinario, ma per me, che non ho mai avuto la passione dei viaggi, e’ stato più che sufficiente. Sempre uniti comunque nei successi e nelle immancabili sconfitte che prima o poi ci mettono tutti alla prova.
Sempre uniti,dicevo, perché abbiamo comunque mantenuto sempre vivo lo Spirito di Famiglia.
“Dedicato con tenerezza e nostalgia a colui che, per primo, e’ uscito dalla nostra casa senza poter poi ritrovare la via del ritorno.”


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