"Avere paura" di Pierangelo Consoli


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Ho conosciuto questa ragazza, Anna. Ci siamo conosciuti ad un concerto. In macchina eravamo in tre, qualcuno ha detto che dovevamo passare a prendere questa persona. Da quella sera abbiamo cominciato a frequentarci, sono passati tre mesi. Non so quasi niente di lei, nemmeno il cognome.
So che è vegetariana, ma non abbiamo mai mangiato insieme. Non conosco i suoi sogni, quello che davvero vorrebbe fare della sua vita. Siamo non siamo veramente una coppia. Quando mia sorella me lo ha chiesto, le ho detto no, non è la mia ragazza.
Mi sembra di capire che adesso le persone non si fidanzino più, che solo si tenda a restare “amici”. Forse perché si ha troppa paura di legarsi, ci si convince che si potrà, un giorno, solo smettere di chiamare, rispondere, e sarà come se non fosse mai successo.
Alcuni restano “amici” fino al matrimonio. La ragazza rimane incinta, e si pensa di riparare. Quando stiamo insieme le cose vanno bene. Siamo in quella fase in cui un luogo affollato sembra deserto. In cui ti diverti anche solo a veder scorrere le immagini mute dei videoclip. Non siamo nemmeno costretti a bere. Hai la sensazione che nulla si muova, per tutto il tempo che le labbra restano attaccate.
Di solito ci vediamo una o due volte la settimana, ma solo la sera. Anna non sembra il tipo da grandi moine: non chiama, non lascia messaggi. Per combattere l’insicurezza, cerco di pensare che abbia paura d’innamorarsi ancora. Sono entrato nella sua vita nel momento sbagliato, succede sempre così. Da poco, è uscita da una storia piena di strascichi.
Dovrei essere abituato a situazioni di questo tipo, ci sono già passato, ma ogni volta non sai mai come comportarti. Si entra nella vita della gente all’improvviso, come una calamità. Forse, non siamo altro che un insieme di pezzi sconnessi senza una trama.
Di recente, Anna, mi ha detto che essendo dei gemelli, è probabile che in me ci siano due persone. La cosa mi ha fatto riflettere. In effetti la persona che scrive non è mai quella che le parla, che la bacia, che l’accarezza. Ci sono due persone completamente diverse, che non si fanno compagnia.
Patisco un fortissimo senso di solitudine, che non mi abbandona, ma che ho imparato a mascherare. In passato questa cosa, ha messo in fuga quasi tutte le persone che mi hanno voluto bene. Sono cresciuto in una famiglia numerosa, con troppi altri fratelli non molto più grandi. Ero molto tranquillo, così mia madre tendeva a lasciarmi da solo. Non piangevo mai. Forse, è un colpo che ho accusato più di quanto non voglia ammettere.
Anna dice che non si è ancora abituata al mio corpo, io penso che lo spettro del suo vecchio ragazzo, aleggi ancora tra noi creando un muro di gomma. Mi abbraccia, ci rimbalza. Tra noi ci sono un sacco di regole, servono a mantenere una distanza di sicurezza. Norme, come gesti per i sordi, che da fuori non hanno nessun significato. Le sue mani mi fanno pensare ad un racconto di Peter Cameron, c’era una pianista, credo, non ricordo.
Molte delle cose che non dice, le devo dedurre. Così restiamo in silenzio abbracciati, rubando attimi al sonno, come se insieme si potesse davvero dormire tutta la notte.
Ho sempre pensato che la cosa più intima che possa esserci in una coppia, sia svegliarsi accanto. Molto più intimo, che passare la lingua dove poi ti accorgi che sei diventato adulto. La differenza di età, è un ostacolo solo per lei. Per me è come se davvero non avessi quasi trent’anni. Non accuso il tempo che passa, non lo rimorchio. Lo lascio cadere come l’ape si scrolla il polline dal sedere. Siamo molto diversi, io non ho il minimo senso del pudore; lei, al contrario, è così timida da sembrare una lumaca che si ritrae a ogni carezza. E’ come se sentisse di non meritarlo del tutto. Fa tenerezza. Quando le dico che mi piace, che la trovo incantevole, lei abbassa lo sguardo e dice che non è vero.
Da quando la conosco ho ricominciato a scrivere tutti i giorni, e solo questo basterebbe per continuare a volerla vedere, nonostante i casini. Le ho anche fatto una compilation, per farle capire cosa ascolto di solito. Anche da questo punto di vista, ci conosciamo molto poco. Vorrei che cose del genere le rivelassero quanto la reputo speciale. Fumo, so per certo che le dispiace. Magari ce ne sono delle altre che non mi dice, ma questa la so. Poco dopo averla conosciuta pensai di smettere, sono stato male per tre giorni. Ci sono persone, geneticamente predisposte alla dipendenza. Un po’ come dire che se nella tua famiglia ci sono stati casi di suicidio, allora è probabile che ti venga, prima o poi, in mente di fare la stessa fine.
Negli ultimi giorni mi sto tenendo alla larga, sta studiando per gli ultimi esami. Studia scenografia all’accademia, anche se pensa di aver fatto una pessima scelta. Io mi sono laureato un anno fa, lettere moderne. Anche per me lettere, era stato un errore. Credevo che mi sarebbe stata utile con la scrittura, ma mi sbagliavo. Immaginavo che quando la scuola fosse finita, molti dei nodi della mia esistenza si sarebbero sciolti. Partii per Dublino. Si diceva che fosse un paradiso, in cui, trovare lavoro, fosse come chiedere una birra alla spina. Non era vero. Dopo un mese decisi di riprovarci con la mia ex, da poco si era trasferita a Ferrara. Fu come pescare un jolly usato ed emaciato, ormai solo capace d’imbrogliare. Dopo cinque mesi di convivenza capii che avevo fatto un grosso sbaglio, la nostra vita insieme era un diesel ingolfato che non sarebbe più partito.
Il giorno della partenza scrissi solo:
tutto l’amore si disperde, come un urlo sulla ruota panoramica.
Ancora oggi non so bene cosa intendessi dire, ma lo conservo come un epigramma.
Sono tornato a stare dai miei, non so per quanto tempo.
Ho messo su una band. E’ sempre stato il sogno della mia vita, cantare e suonare la chitarra. E’ bello scrivere, gestendo tutto da soli, ma, a volte, si prova un po’ di solitudine nel non condividere le gioie. Anna suona il basso in un gruppo punk. Ci divertiamo a stabilire chi, dei due, stia nel gruppo peggiore del circondario. Un giorno creeremo un premio per il peggior artista nel proprio campo di competenza: il premio Ed Wood.
A distanza di anni, ho capito che il mio primo romanzo parla della paura, di come ci paralizzi. Guardarla in faccia, non sempre aiuta.
È quando t’importa delle cose, che ti prende il panico. Non voglio perderla, lei non so… Forse non sono così importante. Difende i sentimenti, ha paura di soffrire.
Vorrei che, per una volta, Anna potesse essere me. Vedrebbe come la guardo, e non avrebbe più paura.
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