"Un sorriso a Natale" di Massimo Messa



Stavamo ciondolando a spirale per le vie del centro, io e mia nipote Roberta, sotto Natale. Avevamo concordato di comprare insieme dei regali destinati agli altri fortunati componenti della nostra famiglia. Nelle scelte ci saremmo consultati a vicenda e, in compagnia, avremmo impegnato il tempo della ricerca con maggior profitto. Davvero tra me e Roberta c’era un’intesa spontanea, un rapporto speciale. Sin da quando era piccola, la consideravo un gioiellino da coccolare per tutta la vita. E fortunato è stato suo marito Fausto che assieme a lei ha messo in piedi una casetta con tre bei ragazzini di grandi promesse: due femmine e un maschio.

Fu così che, nel buio della sera, carichi di pacchi e pacchettini accumulati nei vari negozi, nel percorrere via Bagutta c’imbattemmo in una vecchina d’altri tempi, infreddolita, avvolta in uno scialle nero, che teneva in mano una mazzetta da 5 euro e a noi si rivolse per un obolo natalizio. Era seduta sul gradino di un negozio di antiquariato. La luce di un lampione le illuminava il viso scarno e rugoso, lasciando il resto del suo corpo nella penombra.

Con una voce flebile ci implorò, alzando verso di noi la mano con le banconote da 5 euro. Una goccia di luce s’infrangeva sui suoi occhi azzurri.

Ci allontanammo di qualche passo rispetto a lei e ci fermammo dinanzi a una vineria. Allora mia nipote m’interrogò.
“Zio, quella vecchietta ha una mazzetta di euro, saranno almeno venti banconote”.
“Che cosa ti aspettavi, Roberta? E’ il suo tesoro, è tutto quello che ha, ti aspettavi forse che lo avesse depositato in banca?”.
“Oh, certo che no. Questa poveretta non può avere più di un salvadanaio”.
“Il salvadanaio sarà nei suoi abiti, in quello scialle oppure, come adesso, nelle sue mani”.
“Certo che se mostra a tutti quelle banconote, ben pochi le daranno altri soldi”.
“Ed io credo che stia proprio lì la sua ingenua spontaneità”.
“Che cosa intendi fare, zio, l’aiutiamo o tiriamo diritto?”.
“L’aiutiamo… e non solo perché è Natale”.
“Per quale altro motivo, dunque, zio?”.
“Perché ci ha sorriso, nonostante tutto, con la sua bocchina sdentata ci ha sorriso”.
“Vuoi dire che accetta la sua miseria con serenità?”.
“Certamente. Era il sorriso di una vecchia, ma un bel sorriso spontaneo, di quelli che non si inventano e distillano un raggio di sole”.
“Quanto le darai, allora?”.
“Le daremo due banconote da 5 euro”.
Ciò detto estrassi dal portafogli i due pezzi e li porsi a Roberta. “Prendili, daglieli tu”.
Roberta eseguì. La vecchina elargì un altro sorriso scuotendo il capo con un cenno affermativo e di pacata tranquillità. Allungò una mano tremante e aggiunse le due banconote a quelle della mazzetta”.
Ce ne andammo, l’episodio si era concluso.
“Era un sorriso gratis, capisci, Roberta?”.
“Ma in qualche modo lo abbiamo pagato, però”.
“Io penso che quel sorriso fosse davvero spontaneo e mi ha toccato il cuore: era un sorriso disinteressato anche se proveniva da una donna che ci chiedeva l’elemosina. Altri mendicanti nascondono subito la moneta appena ricevuta per mostrare di nuovo la mano vuota”.
“E quei solchi sul suo viso non erano rughe, ma l’espressione di una vita sofferta e vissuta, vero zio?”.

Quella sera mi coricai in pace, ma, prima di spegnere l’abat-jour sul mio comodino, mi tornò alla mente la vecchina. Pensai che un sorriso gratis, di cui si possa sentire anche il profumo, si contrapponga ai tanti sorrisi ipocriti, a quelli commerciali, ammiccanti, di circostanza. A quelli con cui le meretrici blandiscono, a quelli di scherno, minacciosi o mafiosi. E’ un sorriso che sa far compagnia a chi ha la malinconia, è un sorriso ancor più gradito perché inaspettato.

Come vi sono tanti tipi di profumi, ci sono anche tanti tipi di sorriso, tutti non a pagamento. Ma non tutti sono sorrisi gratis, cioè senza sottointesi o altre cattive intenzioni, ben lungi da quello che dovrebbe essere un sorriso spontaneo. E’ un buon modo di salutare, con la cortesia e la schiettezza di cui c’è tanto bisogno. Un sorriso non dura che un istante, ma nel ricordo può diventare eterno.

Se questi sorrisi non fossero così rari, correrei il rischio di essere sbancato… Spensi il lume dell’abat-jour e, quella sera, mi addormentai contento, sollevato nel pensiero da un piccolo sorriso di circostanza.


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