” Il giorno del Narciso” di Massimo Messa


 

“D’accordo, voi due restate qui, io me ne torno in albergo a farmiuna doccia”.

In quel grande magazzino di Palma di Maiorca ci stavano bene due donne. Lo shopping non mi dona. Meglio che un uomo se lo faccia da solo, vado a colpo sicuro e non mi annoio. Mamma e figlia se la intendevano bene. Chissà per quanto tempo avrebbero girato dauno stand all’altro per un paio di scarpe o una maglietta.

In prossimità dell’ascensore ci stava una giovane donna bionda,tanto provocante quanto poco vestita.

Mi dissi che ero un bell’uomo, alto, con tanti capelli castani, due occhi azzurri, intelligenza superiore alla media, cultura superiore alla media. Insomma: un narciso, un narciso con la fortuna di dormire quattro ore al giorno. Non di più. Quattro ore mi bastano e avan-zano. Il che significa agire, godermi la vita da sveglio per venti oreal giorno.

Mi avvicinai alla donna che stava scorrendo il suo smartphone come se fosse un pallottoliere. Non aveva una borsetta, non una tascanel suo vestitino, leggero, rosa come un fior di loto, giusto per ac- cogliere l’estate. Prima che le porte dell’ascensore si aprissero scoprii che era italiana, come me. L’ascensore era piccolo e vuoto, vi entram- mo come fanno due che si conoscono bene, senza alcun imbarazzo. Le sorrisi e le dissi che mi piacevano le scarpe rosse.

Lei guardò verso il basso e rispose “Ma io ho due infradito daspiaggia!”, svelando il suo accento emiliano.

“Difatti non le avevo notate”.

Aspettai che l’ascensore ci sbarcasse a piano terra. Lei uscì e siallontanò senza voltarsi. “Eh, no” mi dissi, “Così non va”. Affrettaiil passo e la raggiunsi all’aria aperta, all’uscita del grande magazzi-no. Le sfiorai una spalla e feci pressione con la mano destra sul suo fianco, la girai verso di me e avvicinai le mie alle sue labbra. Sapevo che lei avrebbe avuto un frazione di secondo per decidere. Rispose al mio bacio che durò parecchio e mi sembrò un’eternità, consideratoche si trattava di un primo bacio.

Mi staccai lentamente da lei e le dissi: “Io vado per di là”.

“E io dalla parte opposta” mi rispose, senza alcuna espressione di rilievo sul suo volto. “Anch’io vado dalla parte opposta” risposi.

La presi per mano e ci incamminammo sotto il sole delle Baleari di quel giorno di luglio.

“Sei così bella che non smetto di sentirmi eccitato da quando ti ho vista” aggiunsi sussurrandole all’orecchio.

“Come puoi immaginare, lo so” mi rispose “ho gli uomini addos- so come se fossi un cioccolatino o un bignè”.

“Ma tu sei molto di più, sei tutto un godimento per un uomo”. “Specialmente se quell’uomo sei tu!”.
“Sì, per me ancora di più”.
“Vuoi scoparmi? E’ questo che vuoi?”.

“Sì, per un giorno intero!”.
“Nel tuo albergo?”.
“No, meglio di no”.
“C’è tua moglie, vero?”.
“Sì, sono con mia moglie e mia figlia, nel tuo?”.“No, io abito qui d’estate. C’è mio marito”. Avevamo raggiunto il porticciolo turistico.

“E dove, allora?”.
“Ho una barca laggiù. Un cabinato di dodici metri”.
“Per me va bene”.
“Si sta un po’ scomodi, ma se sei così eccitato …”.
E fu così.
Lo facemmo in piedi, seduti e sdraiati. Uno sfinimento di piacere.Poi lei aprì un piccolo armadio e vi estrasse un pacchetto di si-

garette.
“Ne vuoi una?” mi chiese mentre lo scartava.
“No, grazie, non fumo”.
“Una sigaretta fa bene dopo l’amore”. E se l’accese.
“E tu ne fumi tante?”.
“Ogniqualvolta”. Aspirò il fumo con un’intensa boccata.
Era completamente nuda, un incanto di donna, la Venere del Bot-

ticelli.
“Ti voglio baciare ancora” le dissi.
Si infilò la sigaretta nella vagina e mi baciò con trasporto. Meglio

del primo bacio.
Le catturai la sigaretta e gliela porsi.
“Sei soddisfatto? Mi vuoi ancora?”.
“Sono appagato e me ne devo andare, è quasi l’una. Devo raggi-

ungere mia moglie e mia figlia”.

“Puoi dire a tua moglie che mi hai conosciuto allora”.
“Beh, non ne vedo il motivo. Mi ucciderebbe!”.
“Quando ti ho incontrato all’ascensore, mi aveva appena tele-

fonato”.
“Che cosa dici?”.
“Sì, mi ha detto che stavi uscendo dal piano dell’abbigliamento

intimo, ed io ti ho aspettato lì”.
“Tu conosci mia moglie?”.
“Eh sì, sono l’insegnante di Spagnolo di tua figlia che quest’anno

ha dei debiti al liceo”.
“Sei l’insegnate di mia figlia? … Sono stordito!”.
“Accade dopo l’amore, no?”.
“No, sono sorpreso. Perché mia moglie voleva che ti incontras-

si?”.
“Perché per tutto l’anno scolastico ai colloqui è venuta solo lei e,

considerato, che Sara non è sufficiente in Spagnolo, desiderava cheanche tu ne fossi consapevole. Così quando le ho detto che d’estate avrei raggiunto mio marito a Palma, ha pensato di sfruttare l’occa- sione, considerato che anche voi sareste stati qui, in vacanza”.

“Mamma mia, e ora che cosa le dovrò dire?”.

“Semplicemente che mi ha conosciuta e che io l’ho rassicurata.Sua figlia può senz’altro recuperare”.

“Tutto qui? E di noi?”.

“Di noi che cosa? Che abbiamo fatto due passi fino al porto eci siamo conosciuti e che lei ha un’ottima impressione della profdi Spagnolo di sua figlia. Per i dettagli, veda lei, fino a che puntoarrivare. A me ha fatto piacere conoscerla”.

Mi rivestii, salutai la professoressa e la ringraziai del colloquioche riferii poi, senza troppi dettagli, alle mie due donne.

“Bravo!” mi disse Ludovica “Era ora che tu la conoscessi. Meno male che c’è stata questa occasione …”.

Già, un’occasione più unica che rara!


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